
Il merlo e la cornacchia
Stamattina me ne sto in balcone ad assaporare il lieve tepore che il sole di ottobre spesso regala a noi romani.
C’è abbastanza silenzio nella piazza di fronte che circonda l’asilo nido; infatti ogni tanto qualche gridolino infantile fuoriesce dalle finestre dell’asilo basso, dipinto di azzurro col tetto coperto da ciottoli isolanti e cosparso qua e là di colorate palle ammosciate ormai abbandonate a se stesse.
L’altra fonte di suono proviene dagli uccelli ed in particolare dai pappagallini verdi sudamericani che stanno occupando tanto spazio sugli alberi di zona e sembrano ormai anche in grado di scacciare diversi dei nostri uccelli stanziali. Passano e ripassano a volo radente in gruppetti di due, tre esemplari e si sfogano in volo col caratteristico stridore che è già diventato una hit parade.
Mentre muovo la testa a destra e a sinistra come fossi ad un incontro di tennis, la mia attenzione è attratta da un merlo col becco giallo che si è avvicinato alla ringhiera dell’asilo; lo conosco, è quello che spesso la mattina entra sul mio terrazzo e gironzola tranquillo con fare da padrone. Anzi mentre capita che lo osservi da dietro il finestrone del salone sorseggiando il caffè del mattino, lui si arresta, volge il capo verso di me con ostentata lentezza, non si spaventa ma mi fissa a lungo quasi dicesse: “cos’hai da guardare? questo è il mio territorio!”.
Questa scenetta si ripete spesso tanto da farmi credere che ci sia un legame tra noi, anche perché io non mi oppongo assolutamente a questa sua ipotetica pretesa, anzi finisco il mio caffè dietro il finestrone ed aspetto che lui decida di volare via prima di uscire fuori.
Oggi però c’è qualcos’altro, dal tetto dell’asilo si affaccia una cornacchia grigia e butta una rapida occhiata giù proprio in direzione di quel punto della ringhiera dove si è fermato il mio amico merlo. Sembra che lo osservi con attenzione mentre lui fa qualche saltello avanti ed indietro; il merlo però non riesce a vedere la cornacchia sul tetto.

E’ un attimo, la cornacchia vola giù dal tetto ed assale il mio amico; lui cerca di spostarsi ma lei continua ad attaccarlo a colpi di becco. Non posso fare nulla, sono troppo lontano e non farei in tempo ad uscire da casa per provare a separarli; il merlo prova a reagire e manda anche lui qualche beccata verso la nemica ma con poco successo ed io non capisco perché non provi a fuggire volando. Forse già sa che la sua velocità in volo è decisamente inferiore a quella della cornacchia, o forse sono io che immagino che sia questo il motivo; fatto sta che la cornacchia gira intorno al merlo e continua a colpirlo e da quassù mi sembra che il merlo non riesca a difendersi.
Passa qualche altro secondo e la cornacchia si sposta fuori dalla portata del combattimento ed in me nasce la speranza che sia l’inizio della fine ma purtroppo vedo subito che il merlo non solo non saltella più ma anzi muove innaturalmente una sola ala quasi che l’altra sia ormai menomata: che tristezza, il mio amico sta morendo.
La cornacchia però non torna indietro per finirlo, anzi si sposta volacchiando a destra e a sinistra quasi come se si disinteressasse di lui. Non è vero, ogni volta che posa di nuovo le zampe sul terreno rotea immediatamente la testa verso l’avversario per controllarne le mosse. Il merlo non agita più l’ala ma con grande fatica prova a spostarsi camminando, cerca di allontanarsi dal tiro dell’avversario. E’ troppo lento ormai ed è controllato a vista.
Dopo qualche attimo la cornacchia riparte in volo e si abbatte nuovamente su di lui e con qualche beccata lo finisce, poi di nuovo si allontana in volo e si appoggia sul bordo superiore della ringhiera come se controllasse l’area dello scontro dall’alto.
Il corpo nero del merlo giace sull’asfalto della piazza ed io temo che da un momento all’altro possa essere schiacciato da un auto e continuo ad osservarlo: il padrone del mio terrazzo è immobile.
Finalmente la cornacchia si muove, si alza in volo ed atterra accanto al corpo del merlo e lo prende col becco e riparte in volo. Stavolta la sua meta è il tetto dell’asilo e ci arriva mentre ancora una volta nella piazza risuonano le risa dei bimbi.
Lascia lì il corpo del merlo e sparisce in volo dalla mia vista.
Perché lo ha fatto? Perché lo ha abbandonato sul tetto? Era premeditato per storie passate oppure qualcosa ha scatenato il suo istinto omicida?
Ovviamente non lo saprò mai e mentre guardo il corpo del mio amico da solo, circondato da palle multicolori, penso che la sua occhiata mentre passeggia nel mio terrazzo forse mi mancherà.


