L’Europa e tutti i mali del mondo
Poco tempo fa in un talk show televisivo il giornalista Federico Rampini – ex corrispondente di Repubblica da New York e adesso editorialista del Corriere della Sera – intervenne duramente contro il diffuso politically correct che definisce la storia dell’Europa e dell’Occidente un insieme di prevaricazioni, di schiavismo, di guerre, di distruzioni contro altri popoli, dell’irrimediabile inquinamento della Terra. Invece lui ne elogiò il secolare cammino del progresso, del pensiero, della vita sociale, fenomeni, a suo dire, quasi inesistenti nell’altra parte del mondo.
Insomma tutto il male della Terra sarebbe stato provocato dalla “Culla della civiltà”, secondo quanto afferma una gran parte di europei e di americani loro discendenti, appartenenti quasi sempre alla classe media, ad intellettuali, professionisti e masse di studenti un po’ deboli in Storia.
Confesso che rimango perplesso di fronte a questo confronto che sfiora posizioni manichee. Pertanto cerco di vedere l’Occidente dal di fuori seguendo umilmente il pensiero di noti antropologi, di studiosi, di politici, che come “giudici” imparziali cercano di trovare le attenuanti alle accuse provenienti dal mondo del politically correct.
La difesa dell’Occidente
Vorrei introdurre le attenuanti citando le parole di Pandit Nehru, primo ministro indiano dal 1947, anno in cui l’India si era svincolata dall’oppressione britannica.
Quelle parole risalgono al 1937 e le ha riprese l’antropologo italiano Franco La Cecla nel suo interessante pamphlet Elogio dell’Occidente: «L’antica cultura (indiana ndr) – scrive Nehru – oggi lotta contro un potente avversario, la civiltà mercantile occidentale. Soccomberà ad essa perché l’Occidente porta scienza e la scienza può sfamare milioni di persone. L’Occidente porta anche con sé l’antidoto ai mali di questa civiltà spietata: i principi del socialismo, della cooperazione, il servizio alla comunità per il bene comune e l’abolizione delle distinzioni di classe».
Nehru si era reso conto dell’esistenza di una storia europea di pensieri e azioni che si sono opposte alla follia distruttiva dell’Occidente. Una follia anche autodistruttiva se pensiamo alle guerre che per secoli sino alla metà del ‘900 hanno insanguinato l’Europa.
Poi il Vecchio continente ha goduto di una pace e di uno sviluppo durati per quasi 80 anni, per venire interrotti da una assurda guerra provocata dalla Russia che Occidente non è.
Guerra senza fine
Se poi ci rivolgiamo aldilà del Mediterraneo, dove ci sarebbero i “buoni”, assistiamo a una guerra senza fine, quella tra mondo musulmano e Israele, una nazione vista da quelle parti come un pericoloso cuneo introdotto dall’Occidente.
E’ probabile che sia così ma nel lontano 1948 quando la risoluzione 181 dell’ONU sulla nascita di Israele fu approvata a grande maggioranza (tranne i Paesi del mondo arabo), l’Unione Sovietica fu la prima a riconoscere il nuovo Stato.
L’Europa occidentale aveva un grande debito col popolo ebraico non solo per quanto era accaduto durante la seconda guerra mondiale, ma anche molto prima, addirittura secoli, dalla ghettizzazione, voluta dai cristiani alla cacciata dalla Spagna ordinata da Isabella di Castiglia e gestita dal suo “confessore” il frate domenicano Tomàs de Torquemada. Fu un espediente per impossessarsi dei loro beni.
Vennero accolti a braccia aperte dall’Impero ottomano che aveva bisogno di europei colti, specializzati in tante attività, dall’artigianato all’ingegneria, dalle scienze economiche alla medicina.
Una seconda ondata arrivò nell’800 dalla Russia degli Zar, dove è nato il termine Pogrom: ogni volta che il popolo russo mugugnava per la miseria cui era ridotto, gli Zar scaricavano le colpe sugli ebrei.
La convivenza tra musulmani ed ebrei
Pertanto centinaia di migliaia di ebrei potevano vivere pacificamente in Turchia, in Palestina, in Nord Africa. Continuarono ad emigrare in quei luoghi anche dopo la fine dell’Impero ottomano grazie al Movimento sionista fondato da Theodor Herzl e dai finanziamenti del banchiere britannico ebreo lord Edmond Rothschild.
L’Occidente non aveva usato Israele come cuneo politico militare, ma nel dopoguerra aveva appoggiato la creazione dello Stato per scaricare la propria coscienza.
Le conquiste degli arabi
Non capisco perché gli europei che si auto colpevolizzano non estendano le loro visioni anche sulla Storia di altre civiltà. Per esempio sul Medio Oriente, la culla del mondo arabo, sui musulmani che hanno conquistato mezza Europa partendo dalla Sicilia e dalla Spagna e poi riversandosi su tutta la penisola balcanica arrivando sino in Ungheria, tentando anche di conquistare per due volte Vienna. Invano per nostra fortuna.
Durante quelle conquiste si macchiarono di feroci massacri; i corsari barbareschi imperversavano su tutto il Mediterraneo attaccando le navi mercantili europee per depredarle e portare in schiavitù gli equipaggi; assaltando i paesi costieri per rapire giovani donne e ragazzi che poi obbligavano le femmine ad entrare negli harem e i maschi nelle scuole dei giannizzeri, i militari della guardia del Sultano.
L’Europa è anche colpevole del commercio degli schiavi africani, ma chi andava a catturarli nei villaggi e portarli in catene a Zanzibar per venderli, se non gli arabi?
E mentre tanti europei si battono il petto pronunciando i mea culpa, tutto il mondo arabo “tira dritto” percorrendo l’eterno cammino di un medioevo accompagnato dalla tecnologia (occidentale). L’ Iran, dominato da una religione oppressiva che predica l’assassinio, appoggia e arma bande che nel nome di Allah compiono stragi in Palestina e altrove.
Nel mezzo c’è il popolo palestinese – la cui sorte in realtà non interessa al mondo arabo – che viene tiranneggiato da un lato da Hamas e Hezbollah, dall’ altro da un governo israeliano che ne vuole l’eliminazione per creare un piccolo impero, in nome di una religione che si basa sulla vendetta.
E la Cina? Per esempio non viene fatto un confronto tra il capitalismo occidentale, un tempo prepotente e sfruttatore, che ha dovuto cedere al riconoscimento dei diritti degli individui, a quello di uno Stato cinese ugualmente prepotente e sfruttatore che non ha mai mutato la formula dell’oppressione.
Tornando all’Europa di oggi, ritengo che il nostro continente avrebbe bisogno di più attenzione da parte dei suoi governanti e abitanti. Altrimenti si avvicinerà ancora di più all’orlo del precipizio, quello dell’autodistruzione della sua democrazia.