Al G.A.T.A. (Gruppo Abusatori Tamarrate Anonimi)
“Ciao, mi chiamo Federica, ho quasi 46 anni, sono un veterinario e ho due figli.
A questo punto, potrei usare come vocabolo per definirmi, la parola “normale”.
Il problema è che quella della normalità, è un etichetta impossibile da indossare con disinvoltura, e neanche così “ambita”.
La normalità è un essere mutevole ingabbiato, un camaleonte reso incapace di cambiare colore per un sortilegio.
È decisamente limitante.
È indefinibile, e per questo, pure pericolosa.
Io sono come sono, come tutti.
E quelle che sono delle apparenti incongruenze con tutto il resto dei pezzetti del puzzle della mia personalità, sono di fatto, anch’esse parte di me.
Faccio un esempio stupido.
È lunedì, si parla di guerra, è un ottobre caldo, e il corpo, non ne può più.
Sono giorni in cui la vostra testa, come al solito, fa milioni di giri al minuto, si preoccupa di cose importanti, cerca l’ equilibrio, facendo sempre pensieri coerenti, lucidi, saggi.
Vi vengono anche in mente musiche adatte ad accompagnarli.
Roba di nicchia.
Avete una playlist da urlo.
Ricordate flash di film d’essai impegnati o decisamente cerebrali, per creare analogie nel vostro quotidiano.
Vi fate seghe mentali a grappolo su molte cose perché spaccate il capello, ma vi è utile, vi serve.
Molto bello tutto questo.
Molto.
Ma stancante.
Così, ad una certa, vi scatta il bisogno frivolo.
Dove la testa va in standby e avanza la voglia de Panza, come quando vi fate aglio olio e peperoncino a mezzanotte, perché sennò non dormite e ne avete voglia come le donne incinte.
Ecco.
Io a questo punto, cerco la tamarrata in TV.
Quella che non mi fa ragionare, ma ridere di battute maschie e azioni pericolosissime da superare, e, possibilmente, con un attore protagonista manzo (ovvero di piacevole aspetto).
Ecco, dicevo, è lunedì, e trovo su una nota piattaforma di pay-tv, la serie completa dei Die-Hard con Bruce Willis.
Voi potete non credermi, ma ho sentito una liberazione di endorfine a cascata, quando si è palesato a me, questo Santo Graal della cinematografia tamarra americana.
Bruce Willis nel pieno del suo splendore (si metta agli atti, che era il mio preferito prima che Tom Hardy arrivasse a scalzarlo dalle vette).
Fine anni 80.
Acconciature delle attrici molto vicine al “pettinarsi coi petardi ed esserne fiere”, il cercapersone che suona, le auto americane squadrate, i cliché del maschio alfa, le controfigure che si vedono lontano un chilometro.
E lui, Bruce, che mangia a nastro aspirine come fossero Ziguli’, per un lancinante mal di testa che non passa mai, mentre salta, fa a botte, fuma, dice battute mache imbarazzanti, broccola pure le fie, ma è sposato ed è fedele.
Lui, è la leggerezza apparentemente incoerente con tutto il resto, che mi ci vuole!
Credo sia dai tempi delle medie, che amo vedere tamarrate d’azione in TV.
Le ho alternate a generi di pregio, e a tutti i western con Clint.
Ma credo che il pensiero “ma dopo tutto questo casino, lui, ce la farà” sia il primo moto attrattivo verso il genere.
Si è certi che finirà tutto bene, liscio come l’ olio e con la solita dose di culo annessa.
È un genere che alla fine, rincuora.
E il cervello è stato bono un’ora e mezzo, lasciandosi gongolare pure da un bell’omaccio da guardare.
L’importante è non sentirsi la coscienza sporca, ma anzi, gioire di così tanta banalità e azione.
Guai a sentirsi in colpa, per poi riguardare a mo’ di compensazione, sedici film russi d’avanguardia in lingua originale sottotitolati in spagnolo!
Va accettato senza vergogna, a testa alta.
La tamarrata d’azione, è la non normalità che ci viene a bussare, quando vogliamo un mondo parallelo fatto solo di azioni e reazioni, sfoggio di forza fisica e capace di donare inspiegabili picchi ormonali, senza usare il benché minimo neurone a scopo di lucro.
Mi sento anche di dire, e spero mi perdoniate per tanto azzardo, che chi non prova certi bisogni di frivolezza, non sia quasi umano.
Uomini:
se una donna vi dice che Bruce Willis in Die Hard, non le piace (magari anche citando il più che comprensibile rifiuto per il machismo che rappresenta) molto probabilmente sta mentendo.
Non vuole che appaia nel suo curriculum, ma mente, sappiatelo!
Bruce Willis in Die Hard, è tutto ciò che sfugge in modo rocambolesco al nostro controllo, è una roba lontana piaciona, invincibile e che ci fa ridere per paradosso.
Io ammetto di sapere anche intere battute a memoria… manco fosse Shakespeare.
E dormo bene!
Ecco, questa, sarebbe stata forse un’ottima presentazione di me stessa mentre, seduta in cerchio, partecipo ad un classico gruppo di sostegno per “abusatori di tamarrate anonimi”.
Conscia che esistono difetti peggiori in un individuo, credo che non ci entrerò mai.
Ma insomma, dovesse accadere, voglio essere preparata.
Copertina: Foto di Clker-Free-Vector-Images da Pixabay