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I mediocri uomini del male

Tempo di lettura: 2 minuti

Una villa circondata da fiori, con piscina in cui sguazzano vociando i bambini, feste sui prati verdi e aldilà del muro rumori di treno, spari e fumo, tanto fumo.
Oltre il muro si trova la zona di interesse, 40 kmq, che i nazisti hanno sottratto ai polacchi per costruire il campo di Auschwitz-Birkenau dove attuare la soluzione finale, risparmiando solo chi poteva lavorare (da schiavo) nelle fabbriche trasferite in quel pezzo di Polonia.

Zona di interesse, il film con cui Jonathan Glazer ha vinto l’Oscar come migliore film straniero, comincia così. È un film sensoriale, ricco di scene di vita di una famiglia benestante (gli Höss) che gode di comfort e servitù (gratuita) nella sua villa circondata dai colori di un giardino rigoglioso (concimato da ceneri provenienti dal campo vicino) e con una serra appoggiata sul muro di confine.

Una famiglia numerosa (cinque figli), unita, che passa i weekend tra ricevimenti e bagni nel fiume. Il padre, Rudolf, è premuroso, votato a lavoro e famiglia, legge le fiabe della buonanotte alle figlie e riporta a letto una piccina sonnambula.
La mamma, Hedwig, sovrintende alla vita domestica e si dedica al giardinaggio con amore. Sullo sfondo: rumori stridenti e un fumo che non finisce mai.

I coniugi Höss e i figli sembrano non badare a quanto proviene aldilà del muro (tranne che per gli ori e gli abiti eleganti sottratti ai prigionieri). Oltre il confine va solo Rudolf, è il suo luogo di lavoro e carriera. È il capo del campo, è lui che ha creato un metodo così efficace di “smaltimento” dei prigionieri, ebrei per primi, che viene preso a modello per gli altri campi del Reich.

Per questo viene promosso e richiamato a Berlino. La famiglia non lo segue, come gli ribadisce la moglie: ad Auschwitz hanno trovato ben di più di quanto sognassero in passato. I suoi famigliari continueranno, fino a quando possibile, a vivere tra fiori, amici, bagni nel fiume (a meno che nelle acque stiano sversando i resti di ciò che non è passato per il camino). Quando se ne andranno, raccontano gli storici, gli Höss avranno accumulato beni stipabili in due vagoni ferroviari.

Il film di Glazer colpisce per ciò che mostra e per ciò che cela. Siamo noi spettatori che ascoltiamo gli orribili suoni del campo, che sono la colonna sonora della vita serena degli Höss, a non tollerare la quotidianità del male che scorre parallela al tran tran della vita familiare. Non sopportiamo quei premurosi padri di famiglia, elogiati da consorti e amici che, come impiegati e manager qualsiasi, lavorano nel campo per mettere in atto nel modo più efficiente la soluzione finale. Questo rende ancor più agghiacciante la loro crudeltà.

Grazie alla musica e ai suoni di Mica Levi (anche lui premiato con l’Oscar) il film ci interroga anche sull’oggi: far finta di niente, essere indifferenti, continuare la propria vita di fronte alle tragedie è un atto disumano.
Il film ha ricevuto numerosi premi oltre a due Oscar, tra loro quello di Miglior premio speciale della giuria di Cannes.

Copertina: un frame del film
Trailer ufficiale del film: https://www.youtube.com/watch?v=YgSDrBHOia0

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