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Il metodo Kominsky

Tempo di lettura: 2 minuti

Devo dire che non ringrazierò mai abbastanza mio figlio per avermi dato l’opportunità di vedere, anziché i soliti triti e ritriti film e serie delle emittenti nazionali, le piattaforme tipo Netflix.

È proprio su questa, che ho, di recente, gustato una serie tra le più belle sino ad ora viste. Si tratta di “Il metodo KOMINSKY“: tre stagioni per un totale di 22 episodi che parlano di amicizia e del modo di affrontare la vecchiaia.

Sandy Kominsky, interpretato magistralmente da un “vecchio” Michael Douglas, è un attore che, avuto un effimero momento di successo, e si è poi riciclato come insegnante di recitazione: è il classico ragazzaccio che si fa le sue allieve e vive un po’ alla giornata, alcuni matrimoni alle spalle e una figlia che lo aiuta sul lavoro. Suo grande amico è Norman Newlander, uno stratosferico Alan Arkin, agente delle star, ricco, sposato da anni con la medesima donna che ama profondamente al punto che, quando viene a mancare, entra in una crisi profonda, ha un figlio maschio intrappolato in Scientology e una figlia femmina dedita a ogni tipo di droga.

I due, in un continuo duetto di battute, frecciatine, ripicche e sfottò portano avanti una storia in cui si ride molto ma che ha, anche, momenti di riflessione su quella che oggi è la terza età e il rapporto che si ha con la malattia e la morte.

Alla recitazione di questi due grandi del cinema si aggiungono degli stupendi camei di De Vito, Gould, Freeman, Turner e una miriade di altri.

Assolutamente da guardare o riguardare se siete d’intorno alla metà del secolo scorso.
Agli altri dico: non perdetevi un’opera strabene recitata con una vis comica rara e qualche concetto profondo.

Trailer de “Il metodo Kominsky”:
https://www.youtube.com/watch?v=k0dqnr0C6fE

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