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“La bella confusione” tra Fellini e Visconti

Tempo di lettura: 3 minuti

La bella confusione è l’ultimo libro di Francesco Piccolo, scrittore e sceneggiatore per diversi registi (Moretti, Virzì, Archibugi, Soldini) e del ciclo L’amica geniale (per la Rai). Il libro dedicato alla scrittura cinematografica, si occupa dei film di Fellini e Visconti nel periodo in cui i due registi erano rivali. Piccolo allo stesso tempo ci racconta di sé di ciò che hanno significato per lui le opere dei due registi, soprattutto Otto e mezzo e Il Gattopardo; di quanto hanno inciso nella sua vita e professione.

La bella confusione è stato uno dei titoli provvisori di Otto e mezzo ed è la chiave per scavare nell’opera e nella vita di Fellini a partire dal successo della Dolce vita. Un successo imprevisto e internazionale che avrebbe potuto paralizzarlo e, invece, è stato il trampolino per un altro capolavoro. Fellini ha guardato alla sua vita, alla crisi creativa di un regista (lui stesso); ha rivelato le sue titubanze, le sue ossessioni e le sue fantasticherie. L’opera era così nuova che Flaiano, sceneggiatore di Fellini, si chiedeva come si potesse realizzare un film sui pensieri.

Il Gattopardo, nato come film che doveva riscattare il romanzo tra il popolo della sinistra disorientato dopo l’attacco iniziale di Mario Alicata su Rinascita e il plauso successivo di Louis Aragon, si rivela un film diverso dal progetto iniziale. Visconti aveva mostrato la sceneggiatura ai più importanti dirigenti del PCI che ne erano rimasti ammirati, ma nella lavorazione il film da opera sociale e politica man mano si fa intima, quasi proustiana.

Fellini e Visconti hanno incredibilmente una carriera parallela: il 1954 è l’anno de La strada e di Senso e proprio quell’anno, al Festival del cinema di Venezia, comincia la rivalità. A fomentarla sono anche i critici cinematografici che fanno delle opere una bandiera ideologica, Fellini ad esempio viene accusato di aver tradito il neorealismo, mentre Visconti addirittura accusato di vilipendio alle forze armate.

Nel 1960 escono la Dolce vita e Rocco e i suoi fratelli (censurato), il 1963 è l’anno di 8 e mezzo e de Il Gattopardo. I due artisti non potevano essere più diversi e i loro lavori davano origine a tifoserie. Eppure, Piccolo rileva delle consonanze: se Fellini ha il coraggio di imporre un film senza trama, il protagonista è un regista in crisi creativa (lo stesso Fellini) che cerca sé stesso, Visconti è un perfezionista, ha una sceneggiatura forte basata sul romanzo e vuole raccontare una storia e la Storia, vorrebbe dare del libro una lettura politico-sociale. Poi succede che, man mano che il lavoro avanza, si avvicina al protagonista, il principe di Salina, fino a identificarsi con lui.

Questo parrebbe anche confermarlo Burt Lancaster, attore che gli era stato imposto e che il regista all’inizio vedeva solo come un cowboy. Alla ricerca di indicazioni precise, come avveniva nel cinema Usa, Lancaster si accorge che per essere il principe Fabrizio bastava osservare Luchino. Mentre queste trasformazioni hanno luogo, accade che i due registi duellano usando un’attrice in comune: Claudia Cardinale. L’attrice passa da un set all’altro e nel passaggio deve passare dal parrucchiere, perché l’uno la vuole chiara e l’altro scurissima. Le armi verranno deposte anni dopo grazie alla Masina. Solo allora i registi confesseranno di ammirarsi reciprocamente e dopo l’ictus che colpì Luchino uno dei primi ad accorrere fu proprio Fellini.

Per Piccolo i due registi hanno rappresentato due modelli per la storia del cinema e per la sua vita e la sua professione, Fellini gli è stato modello per la scrittura letteraria, mentre Visconti per quella cinematografica. La bella confusione è un libro sulla creazione di un’opera: un film, un romanzo e su tutto ciò che precede il momento creativo, lo accompagna nel suo farsi e lo modifica. È anche, come confessa in una intervista il suo autore, un omaggio a uno dei più grandi sceneggiatori dell’epoca Ennio Flaiano: “perché se uno fa lo scrittore e lo sceneggiatore, il suo punto di riferimento non può che essere Flaiano”. E infine una curiosità: Flaiano e Suso Cecchi D’Amico hanno scritto film insieme, erano amici, e però il primo si era trovato a essere lo sceneggiatore di Fellini, mentre la seconda lo era per Visconti. Questo per raccontare la porosità e la permeabilità della rivalità dei due registi all’epoca.

Foto: una scena del film Il Gattopardo

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