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La questione del treno

Tempo di lettura: 2 minuti

Ne resto, disse quello che perse il treno!”

Esclamò mentre una risata dal retrogusto amaro, gli conferiva quasi il ghigno del Jolly delle carte da gioco Dal Negro.

“Ma ti stupisci?!” rispose il sig.G, seduto di fronte.

“No, non mi stupisco… figurati!
È che io di questo modo di dire toscano, colgo il paradosso.
Per la questione del treno…”

“Il treno?!” Disse stupito il sig.G.

“Si, fammici arrivare, non mi interrompere Cristo, che poi mi perdo e non mi ricordo dove voglio andare a parare!
Per me, “resta”, chi il treno lo prende!
Ti spiego…
Io credo che esistano le “Persone Treno”.
Sono treni, non nel senso poetico che passano e vanno via.
Sono treni proprio.
Vanno inesorabili sui loro binari.
Non li abbandonano mai, non deragliano.
Non si azzardano, non possono rischiare di uscire da quel cazzo di binario.
Sono geneticamente predisposti per farlo.
Il binario, viene prima del treno.
Il treno, è figlio del binario.
E lo deve seguire, per forza, per genetica, appunto…
Le persone treno, sono chiuse, ostinatamente sempre uguali.
Non cambiano.
Si illudono a volte di farlo.
Cambiano orologio, auto, magari anche sfumatura politica, ma non si arricchiscono mai.
Non cambiano in senso evolutivo.
Si fermano su quel binario di stupida caparbietà, e non lo mollano.
Le persone treno si autoanalizzano ma senza mai scendere dal treno.
Non si vedono mai da fuori.
Tutto il mondo è e finisce sul treno.
E il treno, viaggia con la motrice bendata, come un incredibile lanciatore di coltelli nel numero più rischioso dello spettacolo… ma tanto, non rischia nulla.
Non esce dal binario.
Ha un paraocchi per non vedere”.

Il sig.G deglutì rumorosamente… ma sarà stato quel prosecchino, sarà stata quella nottata insonne per via di una zanzara affamatissima che lo aveva tormentato,  che si lasciò ammaliare dal quel ragionamento senza neanche provare ad opporsi.

“Fermarsi e scendere dal treno.
Perdere un treno.
Decidere di non risalire sul treno.
Deragliare per conoscere, andare oltre.
No!!!
Le persone treno non lo faranno mai.
Ed è un vero peccato per loro… l’ ottusità inquina come il mercurio, offende la realtà” e si fermò.
Si mise a guardare la gente passare dalla grande vetrata del ristorante, portando alla bocca un calice di Chianti rosso… e ne dette una bella sorsata.

Il sig G. allora, si sentì libero di replicare:
“Se penso che ero partito con il raccontarti la mia disavventura lavorativa a causa del ritardo del treno su cui viaggiavo… non oso sapere cosa tirerai fuori dal cilindro, quando ti racconterò dell’albergo in cui ho dormito!
Stasera hai la serata “e l’oracolo parlò” eh!
A parte tutto.
Credo di conoscere qualche persona treno.
Le ho come visualizzate, nella mia testa, mentre ne parlavi…
Ma tu spesso “cataloghi” le persone?” Domandò con tono curioso il sig.G.

“Assolutamente no.
O meglio…
Io parto da un’ immagine quando conosco una persona.
Devo associare un qualcosa all’ individuo al primo impatto.
Poi l’immagine può evolversi, cambiare, arricchirsi o impoverirsi.
Aspetto che prenda il suo vero colore, che abbia il tempo di smentirmi o confermare la prima impressione…”

“E una persona treno, ti ha mai smentito?” disse il sig.G mentre masticava rumorosamente un boccone di filetto al pepe.

“È più facile che un treno arrivi in orario”.

Copertina: immagine Depositphotos

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