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La rabbia

Tempo di lettura: 2 minuti

Tempo fa mi sono messa in testa di rappresentare con dei disegni, i miei stati d’animo. Per farne una raccolta, come fossero dei tarocchi.
Disegnarli significava metabolizzare le sensazioni e in qualche modo, superarle.
Ne ho anche dato via qualcuno, perché una volta superata la fase emotiva che me li ispirava, potevo lasciarli andare.
Per un periodo, ho provato rabbia, tanta, e conscia che era impossibile eliminarla dal mio corpo, ho provato a controllarla, domarla, quasi “incantarla”.

La rabbia è terribile.
È stremante per il corpo, quanto prendere una vanga e zappare sotto il sole la terra arsa dall’estate.
La rabbia cambia i colori del mondo.
Li rende decisi, netti. Ardenti.
Spariscono tutte le sfumature tenui.
È un fuoco che divampa al buio.
La rabbia va domata, addomesticata, ipnotizzata.
E sapete , perché è così difficile farlo?
Perché la rabbia , spesso, ha una base su cui erigersi, ancora più pericolosa: la paura.
La paura ci confonde, ci agita, ci rende insicuri.
Ci spinge a dire e a fare cose non razionali.
Getta nel caos.
È benzina per il fuoco.

Anche i cani, mordono per paura.
E badate bene, è il morso più facile da prendere.
Perché è un morso imprevedibile, mal gestito, delirante.
Il controllo, è il peggior nemico della rabbia.
È il suo pifferaio magico.
È un domatore.
Ecco perché nel tarocco che disegnai per quella sensazione ,”L’incantatrice di fiamme”, le fiamme della rabbia, appaiono come fossero cobra ipnotizzati nella piazza centrale di Marrakech.

La rabbia, è cattiva consigliera.
E fa male.
Quando volete veramente vedere quella pura e infernale, “de Pansa”, pensate ai gatti.
Quando un gatto prova rabbia, è una macchina da guerra tremenda.
Una volta uno, in ambulatorio, ci assalì come un essere indemoniato.
Correva sulle pareti, giuro.
Una furia incontenibile.
Uno tsunami tigrato grigio.
Chiunque in sala visite, cercava riparo come poteva.
Due clienti particolarmente pavidi, uscirono di corsa gridando cose poco animaliste.
E alla fine, stanco ed esausto come un pugile che attacca per dieci riprese di fila, si appollaiò su un condizionatore.
Mi toccò salire su un mobile e fargli un’iniezione sedativa, per esser sicura di farlo diventare ragionevole… ma mantenne sempre uno sguardo tra l’inquietante e il rancoroso.

Quanta forza sprecata.
E il punto, è proprio questo, si convogliano nella rabbia, gesti inutili quanto nocivi, tant’è, che bisogna anche sapersi perdonare, per averla provata.
Gatti esclusi, ovviamente.
Quelli, non si pentono mai.

Copertina: “L’incantatrice di fiamme”, di Federica Giomi

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