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Le indagini del commissario Ricciardi tra antisemitismo e guerra in arrivo

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Soledad, un dicembre del commissario Ricciardi, è l’ultimo romanzo di Maurizio De Giovanni con protagonista il noto commissario. Chi già lo conosce sa che è un uomo retto e malinconico, dedito al lavoro, alla adorata figlia Marta, al ricordo sempre vivo della moglie Enrica (morta di parto) e refrattario all’amore di ogni corteggiatrice.

Gli capita, però, di pensare a Livia che ora, col nome di Laura vive a Buenos Aires, di professione canta, interpreta le canzoni di Gardel come Soledad che dà il nome al libro. Laura-Livia, benché adorata da un giovane amante ricco che la vorrebbe sposare, sogna di tornare nell’Italia prossima alla guerra per rincontrare l’uomo della sua vita.

Siamo alla fine del 1939, la guerra, già in corso in Europa, è alle porte anche in Italia; la pressione del regime si avverte maggiormente e il clima natalizio ne risente. Ricciardi è anche alle prese col trasferimento della sede della questura, sede lontana dalla zona popolare dove si percepiscono i moti della società.

Sta pensando ai suoi luoghi, alle persone care quando il brigadiere Maione lo avvisa che è stato ritrovato un cadavere in via del Grande Archivio. La vittima è la giovane Erminia Cascetta, incinta, uccisa con un oggetto contundente nella sua abitazione.

Nubile, viveva con la madre invalida a letto. La porta d’ingresso era socchiusa, la madre costretta in un’altra stanza dichiara di non aver visto nulla. Ricciardi, come sempre, è in grado di sentire l’ultima frase della vittima che accusa il suo killer di essere egoista. Si scopre pian piano, dopo iniziali reticenze, una vivace Erminia, lontana dall’immagine di una figlia dedita solo all’accudimento della madre. La giovane pare fosse amante della ricchezza e aveva una vita affettiva piena: a un amante anziano ricco avvocato si aggiunge, grazie a un’amica, un nuovo amante, fervente fascista in carriera.

Al racconto dell’omicidio si assommano anche altre vicende che toccano alcuni coprotagonisti. È il caso del brigadiere Maione che svolge una propria indagine sul pestaggio di un femminiello ad opera di alcuni ragazzini decisi a recitare la parte dei fascisti duri e puri, difensori della razza e intolleranti verso ogni diversità catalogata come bassezza.

Anche il medico Bruno Modo, a cui si affidano le autopsie, da antifascista sente maggiormente il fiato sul collo di delatori e vede molti suoi compagni fermati o arrestati. Il 1939 è anche il Natale in cui si avvertono le conseguenze delle leggi razziali dell’anno precedente, conseguenze che coinvolgono anche i figli di famiglie ‘miste’. Per questo è in crisi persino il questore Ganzo, che pare irriconoscibile tanto è sconvolto dalla prospettiva che la moglie di origine ebraica e i figli siano vittime della purezza della razza.

I racconti coinvolgono anche la contessa Bianca che si occupa dell’educazione della piccola Marta alle prese con una possibile svolta nella vita e persino Nelide la cameriera di casa Ricciardi dovrà fare una scelta.

Nello strano clima natalizio di quell’anno ciò che lega tutte le vicende è la solitudine sia privata sia sociale. La festa della famiglia e degli amici, delle tavole imbandite deve fronteggiare questo sentimento. La solitudine di Ricciardi anche lui toccato per la figlia dalle leggi razziali, quella di Maione che desidera punire chi ha massacrato il femminiello e deve farlo di nascosto, la solitudine del medico antifascista, quella del questore che deve salvare la sua famiglia. A loro si aggiunge la solitudine delle comunità (ebraica o gay) invise al regime. Il pesante clima politico incombe sui loro destini.

Copertina: Una scena televisiva del commissario Ricciardi col brigadiere Maione

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