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Petronilla, una grande donna che fu medico, giornalista, femminista

Tempo di lettura: 3 minuti

Intere generazioni di donne sono cresciute leggendo su La Domenica del Corriere le rubriche “Tra i fornelli”, di Petronilla e “La parola del medico” del dottor Amal. Poche sapevano che dietro questi pseudonimi si nascondeva una donna speciale: Amalia Moretti Foggia.

Era nata a Mantova nel 1872, figlia di un farmacista dalla mente aperta. Fu una delle prime donne a conseguire due lauree, una in Scienze naturali e una in Medicina con specializzazione in pediatria.

Il padre l’avrebbe voluta nella farmacia di famiglia, ma Amalia dopo la morte della madre, a soli 34 anni, aveva deciso di guarire le persone e non solo con i farmaci come faceva il padre. Dopo la prima laurea a Padova con una borsa di studio all’Università di Bologna ottenne la laurea in medicina. Ventisettenne si trasferì a Firenze per specializzarsi in Pediatria alla Clinica Mayer. Era davvero speciale e determinata, un modello di emancipazione se pensiamo che nell’anno in cui si era è laureata in Medicina solo altre tre donne avevano ottenuto il suo stesso titolo.

A Firenze conobbe Anna Kuliscioff, anche lei medico e, com’è noto, fondatrice del Partito Socialista. Grazie alla Kuliscioff Amalia si spostò a Milano, un luogo che la attraeva per la vita politica, culturale e sociale. In città  incontrò quel nucleo di donne da tempo impegnate nel sociale, quelle femministe pragmatiche che hanno creato servizi e istituzioni.

Tra loro: Alessandrina Ravizza, fondatrice delle Cucine popolari e responsabile dell’ufficio del lavoro della Società Umanitaria; Linda Malnati, maestra, paladina dell’istruzione femminile e militante socialista; Paolina Schiff, docente di letteratura tedesca a Pavia; Ersilia Bronzini Majno, fondatrice dell’Unione femminile e dell’Asilo Mariuccia; Anna Maria Mozzoni sostenitrice della parità di genere e la poetessa Ada Negri.

Ersilia Bronzini Majno la assume come medico fiscale presso la Società operaia femminile di Mutuo Soccorso. Nel 1902, e per 40 anni, nella Poliambulanza di Porta Venezia, un presidio medico gratuito per le classi meno abbienti e soprattutto per i bambini, fragili per malnutrizione e rachitismo; per le donne sfinite dal lavoro in fabbriche malsane e a casa e, spesso, vittime di violenze.

Amalia partecipa con passione alle attività sociali: insegna presso la Società Umanitaria e tiene conferenze all’Università popolare. Si batte per i diritti delle donne e dei bambini nelle fabbriche che non hanno trovato posto nella deludente Legge Carcano.

A 30 anni, un’età avanzata per i tempi, sposa il collega Domenico della Rovere. La loro casa diventa un punto di riferimento per la Milano progressista. Tra i frequentatori vi era Ferdinando D’Amora, direttore di La Domenica del Corriere, che propone ad Amalia di tenere una rubrica di medicina sul giornale. Moretti Foggia aveva una grande esperienza come divulgatrice con le sue lezioni, conferenze e corsi e, soprattutto, era una sostenitrice della medicina sociale e pubblica.

Nonostante il direttore le proponga di firmarsi con un nome maschile perché più affidabile per i lettori, Amalia ci pensa un po’: era una femminista e sapeva che la faccenda avrebbe fatto storcere il naso a molte amiche attiviste, ma la necessità di divulgare principi medici di base la spinse ad accettare.

Le rubriche sulla Domenica del Corriere. Si inventò così la figura del Dottor Amal, un medico che per anni dispensò consigli sulla salute e l’igiene ai lettori con grande successo. Si occupò anche di aborto e sconsigliò le donne al fai da te estremamente pericoloso e che mieteva molte vittime: «Ben attente tutte voi, o donne, prima di ingoiare funghi di segale; né ascoltate, se vi è cara la vita, chi vi dà di questi consigli e se anche qualcuna ve lo suggerisse, non datele retta…».

Oltre alla rubrica di medicina popolare il direttore di La Domenica del Corriere le propose una rubrica di cucina che avesse il taglio di un servizio sociale.

Amalia, che pure non era una casalinga e non cucinava, sapeva perfettamente quanto contasse la nutrizione per la salute, quindi con l’aiuto della sua cuoca, si inventa un personaggio, Petronilla, e una rubrica che sappia far tesoro degli alimenti a portata di mano.

Famosa nel periodo di guerra è la “Cucina dei senza”, in cui si sostituiva un alimento introvabile con un altro, così si poteva ricavare una maionese da una patata. La sua rubrica era rivolta alle donne, alle massaie, a cui spettava la cucina e tra una ricetta e l’altra raccomandava loro di essere padrone della loro vita.

Amalia curò i suoi pazienti fino a tarda età, gli ultimi tre anni di vita fu costretta a letto, poteva solo scrivere e tenere le sue rubriche, lo fece fino alla fine.

Con lei il 15 luglio. 1947 se ne sono andate la dottoressa che curava gratuitamente le donne e i bambini, il Dottor Amal e Petronilla.
«I posteri mi conoscono e mi avrebbero conosciuta solo come Petronilla, “quella delle ricette sulla Domenica del Corriere”, e come il dottor Amal, ma la vera Amalia, la medichessa che in un’epoca in cui nessun bravo borghese si sarebbe fatto curare da una donna, ha dovuto fingersi uomo per essere credibile. […] Non vorrei che il mio nome fosse collegato sempre e comunque al cibo e alle ricette, vorrei che uscisse un po’ anche Amalia […], vorrei poter dire senza falsa modestia che ho sempre mal sopportato di essere stata una donna davvero moderna per i miei tempi».

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