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Quando la memoria si integra al presente

Tempo di lettura: 2 minuti

Baumgartner, l’ultimo romanzo (breve) di Paul Auster ha per protagonista un filosofo settantenne, professore universitario, benestante, vedovo da 10 anni.

Seymour Baumgartner, detto Sy, tenta di rimettere insieme il puzzle della sua vita. “Parla” con l’amata moglie Anna, legge, scrive, si distrae, ripercorre le storie di famiglia alla ricerca forse di qualcosa. Il tempo non gli sfugge più, va riempito. Sy si muove, a volte, come un sonnambulo, segue la sua interiorità senza compromessi col mondo esterno.

Terminato il suo libro sugli pseudonimi di Kierkegaard, in attesa di rivedere il manoscritto si dibatte tra varie attività, ma sembra essere sempre allo stesso punto. Ciò che informa la sua vita è il caso: la figlia della colf che telefona per avvertirlo dell’assenza della madre, il padre ha avuto un incidente; lo scottarsi con un pentolino, proprio quello che aveva comprato di seconda mano in un emporio dove, decenni prima, aveva visto per la prima volta la amata Anna; l’addetto alla lettura della luce che arriva tardi sull’appuntamento e che pare un sempliciotto, ma si rivela prezioso dopo la sua caduta dalle scale della cantina. Infine, il programmato arrivo di una giovane tesista che vuole scrivere delle opere di Anna, anch’ella scrittrice, traduttrice e, soprattutto, poetessa.

Non che Sy abbia deciso che la vita non gli riservi più nulla, ha persino pensato di chiedere a un’amica di Anna, Judith, divorziata da poco e con cui ha una sorta di relazione, di sposarlo. Ma la donna si sta godendo la sua ritrovata libertà.

Sy ha davanti un tempo indefinito che va riempito. Così il libro di Paul Auster si fa contenitore di storie, microstorie. Le storie scritte da Anna, le sue lettere, le storie abbandonate da Sy e ritrovate, la memoria di quando erano all’estero, di quando hanno visitato l’Ucraina terra di alcuni avi materni.

A tutte queste si aggiungono gli avvenimenti che accadono: l’addetto alla lettura che diventa giardiniere, il ripristino del locale sopra il garage, un vecchio amico che si fa vivo per introdurre una studentessa in tesi, ecc. Memoria e presente si intrecciano e si illuminano.

Questa frammentarietà non genera un romanzo disordinato, anzi, sotto si intravvede una architettura meticolosa che poggia su 5 capitoli inframmezzati da tre telefonate, veri momenti di svolta: la prima della figlia della colf che dà il via agli avvenimenti; la seconda impossibile, poiché arriva da Anna su un telefono non funzionante; la terza dalla tesista Beatrix Coen, alla quale Sy si è affezionato via mail come a una figlia, che annuncia il suo arrivo.

Baumgartner non è un romanzo crepuscolare, i ricordi della passione per Anna sono di grande respiro, si va dal Vietnam ai soggiorni parigini e c’è humor nella scrittura. Inoltre, per chi ha apprezzato l’opera multiforme di Auster sono numerosi i richiami ad altri libri a cominciare dal nome della moglie del protagonista, Anne Blume, presente anche Nel paese delle ultime cose.
L’assenza, sembra dire Auster, non è un vuoto, semmai una memoria densa.

Copertina: Lo scrittore americano Paul Auster

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