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S., Pieraccioni e i riders

Tempo di lettura: 2 minuti

La mia amica S. è una super woman: cuoca a ventidue stelle, arredatrice sopraffina, madre e nonna amorevole, grande amica e stupenda compagna di viaggio e di avventure, dotata di grande umorismo e autoironia, riesce a fare in un giorno quello che altre persone fanno in una settimana ma, come tutti i supereroi, ha la sua kryptonite: la metropolitana.

S. non prende la metropolitana che, per altro, ha sotto casa. Per cui, quando l’ altro giorno, abbiamo deciso di andare a vedere l’ultimo film di Pieraccioni, che proiettavano a City Life, che, come ormai sanno i miei lettori affezionati, è a cinquanta metri da casa mia, con, non una, bensì due fermate di metropolitana, ho dovuto andarla a prendere: sei chilometri, venti minuti, con poco traffico, all’andata, idem al ritorno; ma per le super amiche si fa questo ed altro.

Non so se sia una peculiarità di Milano o sia così in tutta Italia ma i semafori qui fanno scattare il verde tre secondi dopo che è venuto il rosso dall’ altra parte, questo per evitare gli incidenti che succedevano con chi passava col giallo inoltrato. Una figata! Peccato che ci siano i riders. Questi poveri ragazzi devono correre in giro per la città cercando di fare il numero più alto possibile di consegne e, ovviamente, per fare più in fretta fanno delle puttanate pazzesche e così, mentre andavo a prendere S., a un mio verde non da partenza di Le Mans, me ne sono ritrovato davanti uno e c’è mancato il classico pelo che non lo investissi: lui si è preso un bello spavento ma, devo dire anch’io non ci ho scherzato su.

Vabbè come Dio vuole siamo ritornati, dopo tre quarti d’ora, vicino a City Life e lì è partito il trip del parcheggio perché, oltre alla solita difficoltà di tutti i giorni di parcheggiare, quel giorno c’era pure la fiera degli operatori turistici. Un altro quarto d’ora per trovare un posto per la macchina. Finalmente il film: “Pare parecchio Parigi“.

Pieraccioni, prendendo spunto da un fatto vero, si inventa questa storia: tre fratelli, lo stesso Pieraccioni, Chiara Francini e Francesca Bevilacqua che non si parlano da cinque anni fingono di portare il padre, Nino Frassica, gravemente malato e quasi cieco, in un ultimo viaggio con meta Parigi.
Il viaggio, in realtà viene fatto su un camper che gira nel maneggio di Leonardo. La trama è lieve, qualche sorriso ci scappa; mentre la vicenda si srotola i fratelli ritrovano la coesione perduta e anche col padre si riallacciano dei fili che si erano spezzati. Volendo fare i profondi si potrebbe dire che il regista affronta in questo film il tema della vecchiaia e della morte. Film carino e tenero ma non certo “Perfect days”.

Dopo altri venticinque minuti di traffico S. mi ha cucinato ravioli al burro nocciolato, un tonno al sesamo e un’ insalata di carciofi e grana.

Al ritorno a casa per un altro pelo non ho tirato sotto un altro rider che, tutto vestito di nero, senza luce dietro né catarifrangente, pedalava davanti a me.
Altro che 30 chilometri all’ora.

Copertina: Un frame del film di Pieraccioni

Trailer del film: https://www.youtube.com/watch?v=iaYpVF1Dtq4

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