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Un libro “stupidello”

Tempo di lettura: 2 minuti

Quando ero piccolo, la mia mamma, per dire di non fare cose sopra le righe, mi diceva: “Non fare lo stupidello!”. La mia ex moglie, invece, per dire che una cosa non era il massimo ma, comunque, aveva un che’ di tenerino, diceva: “E’ stupidella”. È questa seconda accezione che userei per definire il libro “I miei giorni alla libreria Morisaki” di Satoshi Yagisawa. Il libro è una opera prima ed ha avuto premi importanti in Giappone ed è stato un best seller nei paesi del Far East asiatico.

Racconta la storia di una ragazza, Takako, che, nelle prime pagine, vive una vita abbastanza piatta: ha un lavoro poco gratificante e, da un anno, un ragazzo che lavora con lei nella stessa azienda. Poi accade il dramma: il presunto fidanzato le dice che si sposerà con una collega. Pianti e lacrime e poi la decisione di dare le dimissioni, per cui, Takako, si ritrova senza soldi e con l’anima a pezzi. Una soluzione le viene offerta da uno zio, Satoru, che gestisce una piccola bottega di libri nuovi ed usati, ereditata dal nonno, situata in un quartiere di Tokyo dove la metà delle botteghe sono librerie. Lì, Takako, lentamente, si riprende, aiutata soprattutto dalla scoperta della lettura e dall’ ambiente in cui si svolge la sua nuova vita. I libri e le persone la fanno crescere: c’è un bar caffetteria dove spesso si reca dove incontra persone assai gradevoli e tra queste una cameriera, che diventerà sua amica ed un ragazzo ossessionato da un libro che a poco a poco farà breccia nel suo cuore.

Poi c’è il ritorno della zia Momoko che se ne era andata cinque anni prima e la storia si complica: le due donne faranno una gita in montagna ad una locanda vicino ad un santuario, dove Momoko ha trascorso il suo tempo mentre era via. Qui vi saranno delle rivelazioni. Non rivelo il finale per ovvi motivi.

“I miei giorni alla libreria Morisaki” è collocato, temporalmente, ai giorni nostri, ma, con pochissime variazioni, potrebbe essere ambientato anche trecento o quattrocento anni prima.

Un libro “stupidello” da leggere se si vuole passare un po’ di tempo in un ambiente ovattato e molto giapponese.

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