Ascesa e caduta di “Mister Vaffa”
L’Italia, tra i Paesi democratici dell’Occidente, ha il primato di aver scelto come capo di Governo un imprenditore miliardario, Silvio Berlusconi, un palazzinaro entrato in politica grazie ai voti degli elettori stanchi della Prima Repubblica colpita dallo scandalo di Mani Pulite che aveva cancellato dalla scena politica la Dc, i socialisti, e i partiti minori. Il Pci si era salvato dallo scandalo.
La loro scomparsa fu confermata dalle elezioni del 1994, quando grazie alla legge maggioritaria, “Forza Italia” di Berlusconi andò al potere assieme al Movimento Sociale, alla Lega e ai radicali di Pannella.
Intanto Il Pci si era trasformato in Pds (Partito democratico della sinistra), la Dc in Partito popolare, i socialisti non esistevano più, una buona parte di essi era passata con Berlusconi, ex amico di Craxi.
Per la prima volta i neofascisti e la Lega entravano nel governo come alleati grazie a un elettorato stanco che si era spostato a destra incantato dal “pifferaio” Berlusconi, padrone dei media televisivi indipendenti, poi anche della Rai, con tante promesse – dalla sicurezza al taglio delle tasse – mai mantenute.
Nasceva così il populismo italiano che cresceva grazie anche ai fallimenti sociali dei brevi e litigiosi governi intermedi di centro sinistra: Prodi, D’Alema (“di’ una parola di sinistra” gli chiese Nanni Moretti), Prodi II.
Ma già ai primi del secolo XXI anche il “berlusconismo” deluse la massa degli elettori vaganti i quali passarono a un nuovo “pifferaio” che già nel 2007 aveva fatto capolino. Questi era il comico Beppe Grillo che l’8 settembre venne acclamato a Bologna in Piazza Maggiore.
Due anni dopo a Milano nacque ufficialmente il Movimento “Grillino” (poi “5Stelle”) che, sostenuto da un ricco imprenditore informatico, alle elezioni comunali del 2012 conquistò quattro città e che nel 2013 superò alla Camera il Pds col 25% di voti.
Mancava poco per la vittoria della sinistra guidata da Bersani. Per formare il nuovo governo il leader Pds chiese un incontro con i 5Stelle. Questi accettarono riprendendolo in streaming, ma Grillo non vi partecipò, mandando due personaggi sconosciuti, Roberta Lombardi e Vito Crimi. La loro ignoranza politica venne sostituita dall’ arroganza di vincitori. La Lombardi umiliò Bersani ripetutamente.
Il Movimento che annuncia di voler rompere con i vecchi schemi della “vecchia” politica, rivela subito la sua vocazione populista. Ma al posto del “Dio, Patria, Famiglia”, classico delle destre, impone il motto – diciamo inconsueto – del “vaffa” ottenendo un enorme successo.
E qui siamo al nuovo primato dell’Italia: un comico diventa leader, o meglio padrone, di un movimento politico populista. Seguiranno il comico Zelensky, divenuto presidente dell’Ucraina e Milei, ex conduttore radiofonico, presidente argentino dopo aver mostrato come simbolo nelle sue campagne elettorali e nei comizi, una motosega.
Ma, come insegna la Storia, questi movimenti e i loro leader non durano a lungo, fatta eccezione per Zelensky. Adesso è arrivato il turno decrescente dei 5 Stelle che alle ultime elezioni sono scesi a percentuali al di sotto del 10%. Colpa della guerra tra il fondatore Beppe Grillo e il leader ed ex premier Giuseppe Conte?
Quest’ultimo, appoggiato da tre quarti degli iscritti vuole trasformare il movimento in un vero partito, mentre Grillo è stato messo da parte e gli è stato tolto anche l’appannaggio di 300 mila Euro l’anno. Così il Fondatore, l’Elevato garante del Movimento deve rinunciare al suo sogno messianico fondato sul “Vaffa” e sul “populismo al pesto”, sull’antipolitica.
Un’antipolitica che in un decennio ha portato gravi danni al Paese, come l’inutile riduzione del numero dei parlamentari, affidandone le sorti a dei ragazzini che si sentivano dei piccoli Masaniello. A uno di essi, Di Maio, era stato affidato il ministero degli Esteri. “A fessa in mano a ‘e criature”, dicono a Napoli.
Grillo intanto non si rassegna e continua a dare battaglia all’avversario Conte. Ha messo da parte l’aggressività del “comico giullare”, sostituendola con un mezzo più banale tipico di un pensionato, cioè le vie legali.