Skip links

Giorgia Meloni “l’Africana”

Tempo di lettura: 3 minuti

Scipione l’Africano ottenne questo epiteto dopo la conquista di Cartagine (146 a.C.). Anche alla Meloni spetterebbe, ma contrariamente al condottiero romano che prese e distrusse con le armi la città di Annibale, la nostra premier vuol conquistare quasi tutta l’Africa. Possiamo stare tranquilli, non con la guerra, ma con opere di bene che dovrebbero risollevare dall’arretratezza una buona parte dei Paesi africani.

Per questo, su invito dell’Italia sono arrivati a Roma molti leader di quel continente e si è scomodato addirittura il capo dell’Unione Africana (UA) Moussa Faki.

Lo scopo del Forum, svoltosi al Senato, era quello di presentare agli ospiti il Piano Mattei descritto come “un modello di cooperazione non predatorio, in cui entrambi i partner devono poter crescere e migliorare”. Belle parole che il presidente Faki ha messo in dubbio col suo intervento chiedendo «di passare dalle parole ai fatti; non possiamo più accontentarci di promesse spesso mai mantenute».

Il vero “piano” di Enrico Mattei, fondatore e presidente dell’ENI, venne attuato alla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso in contrasto a quello delle Sette sorelle – le grandi compagnie petrolifere dell’Occidente – che consisteva nel prelevare petrolio dai Paesi sottosviluppati con contratti capestro: il 75% andava alle società estrattrici e il resto ai governi ospitanti.

I contratti firmati da Mattei offrivano invece la metà del ricavato e inoltre l’impegno dell’Italia a creare le infrastrutture necessarie per lo sviluppo di quei Paesi. Non furono “parole”, ma una politica concreta che destabilizzò quella di stampo colonialista delle Sette sorelle. Difatti Mattei, nell’ottobre del ’62, morì in un “incidente” aereo. Il suo piccolo jet diretto da Catania a Linate precipitò in fase d’atterraggio in località Bescapè, in provincia di Piacenza. Perirono anche il pilota e un giornalista americano che Mattei aveva invitato a bordo.

L’inchiesta sull’ accaduto fu molto sbrigativa e venne chiusa come un incidente. Ma alcuni testimoni affermarono di aver visto l’aereo esplodere prima di precipitare. Riaperta in seguito, si concluse che c’erano stati molti depistaggi e quasi certamente la mafia aveva posto una bomba nel jet. Per conto di chi?

Tornando al tempo della Meloni, il suo piano, tanto declamato dalle emittenti radio televisive pubbliche, in realtà appare già in partenza un progetto velleitario.

L’Italia stanzierebbe 5 miliardi e mezzo di Euro, stornati da altre risorse per le quali erano stati già impegnati. Sono briciole rispetto ai 500 miliardi di dollari, calcolati dal Fondo monetario, di cui l’Africa avrebbe bisogno per crescere. Inoltre non si tiene conto della corruzione e dei tanti colpi di Stato che sin dall’indipendenza frenano lo sviluppo di quei Paesi.

La Meloni non ha tenuto conto anche dell’Unione Europea che – come ha sottolineato Ursula von der Leyen presente al Forum – col suo già esistente piano per l’Africa, stanzierà 150 miliardi di Euro in investimenti.

La premier italiana ignora anche l’esistenza delle “potenze” che da anni mettono le mani sull’Africa: la Cina costruendo grandi infrastrutture in cambio delle ricche risorse minerali; la Russia manda armi e “mazzette” a tanti Paesi come il Ciad, il Mali il Sahel da dove i francesi si sono ritirati; alla Cirenaica, scissa di fatto dalla Libia, dove ha costruito un aeroporto militare e si sta accordando per una base navale a Biserta. Infine c’è la Turchia che cerca di espandere la sua influenza attraverso l’Islam, investimenti e addirittura le soap opera televisive.

Evidentemente è stata mal consigliata dai suoi amici fidati di palazzo Chigi. I pochi miliardi da stanziare serviranno per costruire qualche scuola, un paio di ospedali e altre strutture che da anni sono state portate dalle ONG occidentali.

Nigrizia, lo storico mensile dei frati comboniani è molto critico verso la nostra premier e oltre alle critiche espresse dal direttore Giuseppe Cavallini che definisce il piano una scatola vuota, cita i più importanti giornali africani. Per esempio l’Herald dello Zimbabwe scrive: «Il piano Mattei è stato preparato in fretta e furia dall’Italia il cui vero obiettivo è quello di prendersi un pezzetto di Africa».

Sarebbe meglio che Giorgia pensasse più seriamente ai problemi del nostro Paese.

Copertina: I membri dell’ incontro sul piano Mattei in Senato (La via libera)

Explore
Drag