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La lezione del passato non serve; Hitler ha i suoi imitatori

Tempo di lettura: 4 minuti

Mentre si discute con estrema meticolosità se la parola genocidio sia adeguata nel definire l’assedio di Gaza da parte delle truppe israeliane, in questa piccola striscia di terra abitata da due milioni e mezzo di esseri umani, si continua a morire di bombe e di fame: secondo gli ultimi conteggi le vittime sarebbero 30 mila tra cui 13 mila bambini.

Se si cercano termini più immediati per questa strage quotidiana, le parole più adatte sarebbero eccidio, terrorismo, cioè l’uso di violenza finalizzata a incutere terrore tra la popolazione civile.

Erano due parole molto frequenti nel secolo scorso durante la seconda guerra mondiale: rivolte ai tedeschi era più consueto parlare di eccidio al quale si aggiungeva il genocidio, riservato alla popolazione europea di religione ebraica.

Il terrorismo con l’aggiunta di aereo, riguardava soprattutto gli Alleati (americani e britannici) che con le loro fortezze volanti coprivano di terrore le città tedesche e quelle europee alleate ai nazisti o da loro occupate.

Ma la variante degli alleati (americani e inglesi) era che una volta occupate o liberate quelle città, i vincitori soccorrevano i sopravvissuti distribuendo aiuti alimentari, aiuti sanitari, creando ospedali da campo. E, molto più importante, non compivano vendette o rappresaglie, contrariamente a quanto facevano abitualmente le truppe germaniche, “SS”e Wehrmacht.

Si può fare un confronto con quanto accade oggi a Gaza: durante il conflitto mondiale le popolazioni delle città bombardate avevano la possibilità di fuggire nelle campagne, nei boschi, in località più sicure. In questa striscia confinante con Israele e in minima parte con l’Egitto, la popolazione non ha scampo: la terra in cui vive è circondata da barriere e nessuno vuole aprirne “le porte”.

A questa tragedia si aggiunge il cinico (o sadico?) rifiuto del premier israeliano Netanyahu di far passare aiuti umanitari usando assurdi pretesti per bloccare le centinaia di autocarri carichi di cibo, in attesa al di là del “muro”. La gente affamata è costretta dalla disperazione ad assaltare i pochi mezzi che riescono a passare, ma i militari bloccano gli “assalti” sparando sulla folla, come a un tragico tiro a segno.

Certo, quanto ha subìto Israele il 7 ottobre scorso dai banditi di Hamas armati dall’Iran, merita una forte reazione punitiva. Chiamiamola pure vendetta. Ma che colpa ne avevano i 13 mila bambini palestinesi della Striscia uccisi dalle bombe, le loro madri, gli anziani, il personale sanitario degli ospedali? Erano tutti colpevoli, secondo Netanyahu, di sostenere le bande di Hamas?

Anche i tedeschi nei Paesi da loro occupati trucidavano gli innocenti nel tentativo di stanare i partigiani. Ma questi ultimi combattevano i nazisti che ubbidivano a un regime di assassini.

Israele è invece un nazione democratica dove parte della popolazione protesta contro questa guerra; giornalisti e intellettuali come David Grossmann scrivono in favore della pace e vengono anche ascoltati dall’opinione pubblica.

Ma Netanyahu rimane “democraticamente” al suo posto, appoggiato da un gruppo di religiosi fanatici e vendicativi come i peggiori ayatollah e i mufti islamici. L’opinione pubblica israeliana e occidentale restava impassibile quando negli anni trascorsi i governi, sempre di Netanyahu, si comportavano da aguzzini nei territori occupati, spingendo i giovani palestinesi a entrare nelle bande di Hamas, degli Hezbollah, e in altri gruppi terroristici.

Tornando al secolo scorso con la Storia segnata dal terrore procurato dai tedeschi e da quello aereo degli alleati, L’Italia venne colpita da entrambi i belligeranti; tante città subirono incursioni aeree alleate che uccisero oltre 70 mila civili, un numero cui si aggiungono le vittime delle rappresaglie nazifasciste e della lotta di liberazione.

L’anno peggiore dei bombardamenti fu il 1943 soprattutto nel mese di agosto, quando l’Italia di Badoglio, ancora alleata con i tedeschi, stava trattando in segreto la resa con gli Alleati.

Milano fu una delle prime ad essere colpita: la sera del 13, 500 aerei britannici lanciarono sulla città 1250 tonnellate di bombe e di spezzoni incendiari. Morirono 3000 persone e i bagliori dell’incendio che la avvolse erano così visibili dal Canton Ticino, da spingere il governo svizzero a presentare una protesta ufficiale alle forze alleate per quanto accadeva a Milano.

La peggiore distruzione la subì Foggia il 25 agosto, ad appena 9 giorni dalla firma dell’armistizio. I bombardieri avevano distrutto tutta la città provocando 20 mila morti, un terzo dell’intera popolazione.

Quell’incursione fece grande scalpore negli Stati Uniti al punto che il quotidiano New Yorker, ne dedicò un articolo con un titolo in prima pagina citando oltre a Foggia, la vicina Lucera e Livorno, dove ci furono molte altre vittime.

Anche la Germania fu sottoposta a terribili bombardamenti alleati a partire dal 1943. Nel mese di luglio Amburgo subì giorni di terrore: il 26, mille bombardieri britannici lanciarono sulla città, nella notte, 1383 tonnellate di bombe convenzionali e 1100 di bombe al fosforo. La mattina successiva arrivarono le fortezze volanti americane che lanciarono tante altre bombe. Il 28 fu colpito il grande porto e completamente distrutto.

Le vittime civili di quelle incursioni furono oltre 60 mila, secondo le stime ufficiali di allora, ma in realtà il numero esatto raggiunse le 100 mila. I racconti parlano della gente che per fuggire dalle fiamme si gettava nel fiume Elba, ma moriva ugualmente perché il fosforo al contatto con l’acqua prendeva fuoco.

Un’altra strage avvenne a Dresda nella notte del 13 febbraio del 1945 e la mattina successiva. La “città più bella della Germania” venne rasa al suolo e i morti furono più di 40 mila. All’inizio del conflitto, il governo tedesco l’aveva dichiarata “città smilitarizzata” concentrandovi ospedali militari e industrie farmaceutiche.

È da ricordare che a lanciare il terrore dal cielo cominciò la Germania prima con la distruzione di Varsavia nel settembre del 1939, poi contro la Gran Bretagna, colpendo principalmente Londra e la città industriale di Coventry, radendola completamente al suolo. Anche in quelle incursioni le vittime civili si contarono a migliaia.

Se poi passiamo al Giappone, se le atomiche a Hiroshima e Nagasaki nell’agosto del 1945 provocarono in pochi secondi 200 mila vittime, il bombardamento di Tokio effettuato un mese prima dai “B 24” con ordigni tradizionali, ne uccise un numero simile.

Quel conteggio resta sempre inferiore ai massacri compiuti dalle truppe Giapponesi in Cina: solo a Nanchino trucidarono 500 mila persone; a Shangai 200 mila. Non usarono aerei ma armi tradizionali e sciabole Katana, quelle dei Samurai.

Questo terribile quadro di distruzione e morte serve a ricordare che le lezioni del passato non valgono a nulla: si continua a far guerre e ad uccidere tra l’indifferenza e l’ipocrisia dei governi. Sono le premesse di un nuovo conflitto come accadde negli Anni trenta? Gli imitatori di Hitler sono già ricomparsi tra Mosca e Teheran, e purtroppo uno di essi vive in Israele.

Copertina: Hiroshima Peace Memorial Museum – Immagini della città distrutta dalla bomba atomica – Depositphotos

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