Skip links

“Vae Victis”, Salvini conquista la Rai

Tempo di lettura: 2 minuti

“Belli ciao”, sono due parole riportate dai giornali che non avrei voluto leggere in questi giorni. Sono parole rubate al loro vero significato per trasformarle in sarcasmo, livore, vendetta, provenienti da un uomo di governo. Mi riferisco al “saluto” di Matteo Salvini a Fabio Fazio e Luciana Littizzetto costretti a lasciare la Rai. Se fosse stato in grado di conoscere un po’ di latino avrebbe potuto esclamare il “Vae victis” (guai ai vinti) di Brenno, re dei Galli che conquistò Roma nel Quarto secolo avanti Cristo.

No, non può comportarsi in questo modo un vicepresidente del Consiglio e ministro della Repubblica italiana. Un uomo delle istituzioni che dovrebbe sempre misurare le sue parole e il suo comportamento, non dimenticare mai che rappresenta tutti cittadini della nazione e non soltanto i suoi elettori.

Invece Salvini persiste in questo suo comportamento mettendo in imbarazzo la stessa maggioranza e forse qualcuno dei suoi, che hanno preferito nascondersi dietro l’ipocrisia.

Il capo della Lega ha una rozza concezione del mondo e del confronto politico, sicuro dell’appoggio dei suoi elettori che evidentemente la pensano come lui. Lo si nota da cosa scrivono via internet contro Fazio, conduttore di un programma seguito da anni con uno share molto elevato che portava anche tanta pubblicità. Questo popolo di arrabbiati se l’è presa anche con i conduttori di Forrest, il programma satirico di Radio 1, minacciando: “Adesso tocca a voi”.

Il tripartito di destra oltre alle Istituzioni dello Stato si è impossessato della Rai rinnovando un sistema che dura da sempre, da quando fu creata l’Eiar fascista. Ha continuato la Democrazia Cristiana nell’Italia democratica che censurava Vittorio Gassmann nel “Mattatore”, Dario Fo, cacciava Mina perché aveva avuto un figlio pur non essendo sposata, sino ad arrivare al ridicolo cambiando i titoli “sconvenienti” dei film come quello di una pellicola americana, “L’amante del bandito”, che diventò “La moglie del bandito”. In compenso molti programmi della Rai di allora ebbero il merito di portare una cultura accessibile a tutti nei punti più irraggiungibili del Paese, tra la gente più umile, attraverso il Teatro con i migliori attori del tempo, le inchieste, arrivando a combattere l’analfabetismo ancora elevato con “Non è mai troppo tardi”.

Alla fine degli Anni ottanta ci fu la lottizzazione, cioè la spartizione dei tre canali Tv tra DC, PSI e PCI. Poi con l’era berlusconiana si arrivò alla cacciata di Enzo Biagi per imposizione del nuovo padrone che ridusse la Rai a una filiale di Mediaset. Di fronte alla arroganza dei vari poteri, quello che colpisce soprattutto è l’indifferenza dei tanti giornalisti che lavorano nella Tv di Stato: mai una protesta, mai uno sciopero. Si sono sempre inchinati agli ordini dei nuovi padroni. Si nota anche oggi con le scelte dei servizi politici che danno molto spazio a tutti i rappresentanti della maggioranza con commenti sempre compiacenti.

Alla guida della Rai democristiana c’erano almeno persone intelligenti, colte che conservavano un minimo di dignità. Oggi l’emittente di Stato è caduta nelle mani di gente sconosciuta e impreparata. Ci sarà un ritorno all’ Eiar?

Copertina: il cavallo scolpito da Francesco Messina, davanti alla sede Rai

Explore
Drag