
AI e il potere di un sorriso
Il sorriso è una delle più potenti espressioni di gentilezza e compassione che possiamo offrire agli altri. È un gesto tanto semplice quanto straordinario, in grado di trasmettere calore, positività e amore in modo istantaneo. Un sorriso sincero ha il potere di illuminare le giornate più cupe, di sollevare gli animi afflitti e di far sentire le persone amate e benvolute. Attraverso un sorriso, si crea un legame invisibile ma profondo con gli altri, trasmettendo un messaggio di comprensione, supporto e vicinanza. Non importa quanto sia difficile la giornata o quante sfide una persona stia affrontando, un sorriso può cambiare l’umore di qualcuno e quello di chi ci circonda.
Tante volte abbiamo sentito parlare di come l’intelligenza artificiale (AI) potrà aiutarci in futuro in diversi ambiti come la medicina, i trasporti e il lavoro. Se da un lato questo aiuto è innegabile, dall’altro rischia di illuderci sul fatto che l’AI possa essere la soluzione ad ogni problema quando stiamo male. E’ scontato, ma in realtà è importante ribadire, come non potrà mai essere così.
Parliamo di un sorriso… come potrà l’AI sostituire il sorriso spontaneo di un altro essere umano che ci guarda? Come potrà l’AI fornirci quella sensazione di ricambio così piacevole che proviamo rispondendo noi stessi con un altro sorriso? Come mai ricambiare un sorriso con un altro sorriso è qualcosa di così naturale da essere considerato un gesto spontaneo?
Una delle più notevoli scoperte in ambito comportamentale del XX Secolo è stata avere la prova che Darwin cent’anni prima avesse ragione riguardo al fatto che le espressioni facciali, incluso il sorriso, fossero non solo innate, ma anche universali tra gli esseri umani (The Face of Man. Expressions of Universal Emotions in a Nuova Guinea Village. 1980 Paul Ekman).
E’ importante ricordare come fino agli anni ‘70 esistessero nel mondo due fazioni contrapposte sul tema: la prima (Darwiniana) sosteneva che le espressioni facciali fossero innate ed universali, mentre la seconda sosteneva che le espressioni fossero frutto di variabili culturali e socialmente indotte.
Se da un lato questa diatriba e gli studi fatti ci possono sembrare sciocchi e anche inutili, dall’altro ci danno uno spaccato interessante sull’essere umano e di quanto conosciamo poco “come” siamo fatti, di come le nostre emozioni vengono trasmesse chiaramente dalle espressioni facciali e di come il non-verbale sia un modo di comunicare veramente universale e spontaneo tra gli esseri umani dagli inizi della loro storia.
Non esiste un sorriso biondo o moro, bianco o di colore, femminile o maschile, eterosessuale o omosessuale, giovane o vecchio… si sorride e si ricambia un sorriso trasversalmente e spesso senza farci troppe domande.
E l’intelligenza artificiale?
Potrà darci diverse spiegazioni sul perchè sorridiamo a qualcuno, su come possiamo interpretare il contesto di un sorriso tra due estranei o tra due adulti che si conoscono da quando sono bambini, piuttosto che darci il possibile significato di un sorriso di intesa tra colleghi, amici, complici e amanti.
L’AI potrà darci quindi un’incredibile serie di informazioni, ma non potrà mai farci un sorriso, nè generare quel benessere che proviamo quando qualcuno ci sorride e sorridiamo a nostra volta.