Case Green: serve un nuovo approccio mentale
Lontani dagli aspetti ideologici, proviamo ad indagare sulle buone ragioni che possono motivare a fare subito scelte green nelle nuove costruzioni e, in prospettiva, trasformare l’intero settore dell’edilizia abitativa a vantaggio dell’ambiente e dei costi di gestione famigliari. Ne parliamo con uno dei massimi esperti italiani, l’architetto Massimo Mossotti, che fin dagli anni ’90 progetta e costruisce edifici a base legno perseguendo i valori di sostenibilità, confort ambientale e minor fabbisogno energetico.
Architetto Mossotti, definisca il suo mestiere.
«Realizzare edifici ecosostenibili, prevalentemente a base legno, con particolare attenzione al rapporto prestazionale edificio-impianto, caratteristiche indispensabili per il raggiungimento del confort abitativo».
Ha senso per lei procedere verso la cosiddetta “transizione ecologica” nell’edilizia?
«Certamente! Sono fermamente convinto che debba essere l’obiettivo macro per eccellenza (cioè veramente efficace solo se inteso su vasta scala), per il nostro futuro e soprattutto per quello delle prossime generazioni, sia per salute che per benessere».
Un architetto che parla di salute? Strano…
«L‘OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, definisce la salute “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non la semplice assenza dello stato di malattia o infermità”. Questa definizione risale al 1948 ma pochi la declinano nell’abitare in ambienti salubri e confortevoli, senza dimenticare la problematica delle emissioni ed il rispetto per l’ambiente che ci circonda».
Per chi costruisce oggi, fare scelte di forte sensibilità ecologica e di efficienza energetica ha senso?
«Assolutamente sì! Una casa realizzata a secco, a base legno, per mezzo dei materiali utilizzati, ha di per sé un’ottima classe energetica, consuma pochissima energia in quanto ha un bassissimo fabbisogno energetico e soprattutto beneficia di quella non sprecata, raggiungendo elevati livelli di confort ambientale per mezzo di un sistema costruttivo che ottimizza l’integrazione tra involucro e impianti. Un basso fabbisogno energetico comporta minori produzioni di energia, con minori emissioni e conseguenze dirette per l’ambiente».
Un cambio totale di visione?
«Forse. Certamente un processo costruttivo pianificato ed industrializzato che riduce tempi e costi di gestione del cantiere, riducendo anche scarti e rifiuti, insomma, un cambio che realizza una casa bella da vedere, bella da vivere e innovativa, tale da garantire una migliore qualità di vita».
Chi deve fare il cambiamento?
«Tutti. Si tratta di scelte di forte sensibilità e sostenibilità. Comunque, sia per chi vuole una nuova casa e per l’impresa che la deve costruire, è indispensabile un nuovo approccio mentale prima che metodologico».
Costa di più o di meno costruire con questi criteri?
«Costruire sostenibile apparentemente è ancora costoso ma, nello specifico, a parità di prestazione, una costruzione altamente prestazionale, è meno costosa di una costruzione realizzata con i cosiddetti sistemi tradizionali (cls e laterizio), sia per incidenza volumetrica che per caratteristiche dei singoli materiali (capacità conduttiva e coibentazione), senza dimenticare la gravosa questione ponti termici e controllo dell’umidità. Decidere di realizzare un edificio sostenibile e prestazionale, deve significare proporsi come obiettivo la realizzazione di una casa economica ed il più possibile ecologica e non semplicemente realizzata in economia».
E nella gestione ordinaria dell’abitazione?
«L’energia sprecata è energia consumata! Un buon involucro (contenitore), a tenuta all’aria, una buona regolazione degli apporti solari diretti e gratuiti, permettono di regolare il benessere indoor (contenuto) con bassissimi apporti energetici e di consumo. Fondamentale e necessario è un buon ricambio d’aria, magari attivo, ancora prima di qualsiasi altro impianto, in quanto, come hanno dimostrato molti studi specialistici, si è determinato che all’interno degli ambienti confinati l’aria può essere fino a 5 volte più inquinata di quella che respiriamo fuori. Recuperando il calore di quella esausta si ottimizzano i consumi evitando il più possibile l’insorgenza di patologie di tipo respiratorio. Filtrare l’aria, proveniente dall’esterno, inoltre, contribuisce a non immettere negli ambienti chiusi l’inquinamento atmosferico dovuto dalle attività umane (mobilità, riscaldamento ed industrie)».
Come ce la caviamo in Italia?
«La natura ci propone sfide, prima di tutto etiche, che ancora pochi osano affrontare. Purtroppo scarsa sensibilità e rischio di costi maggiori, non sono di aiuto. I vari bonus degli ultimi anni, purtroppo, più che favorire la transizione ecologica ed il risparmio energetico, hanno favorito la speculazione e questo aspetto dovrebbe fare molto riflettere».
Saremo in grado di compiere quella “transizione ecologica” che a parole tutti vogliono?
«Riscontro quotidianamente che la sensibilità di imprese e utenti nei confronti dei nuovi sistemi e materiali, sia più volta ad un risparmio costruttivo che non ad un costruire sostenibile volto al benessere ambientale indoor e per l’ambiente che ci circonda. La sensibilità a queste tematiche è comunque sempre maggiore e questo non può che essere di buon auspicio per il futuro».
Copertina: una abitazione realizzata dall’architetto Mossotti e la sua impresa Confortree.it