
Il cibo sia la medicina non il veleno
Ero ancora in giovane età quando mi fu chiesto di realizzare un documentario per conto di una azienda americana, leader mondiale di prodotti e sistemi per la più moderna zootecnia. Il documentario comprendeva una visita documentativa in un macello di suini ultramoderno in pianura Padana. Un vero gioiello, ci fu anticipato con orgoglio dal committente. Passai una giornata a curare le riprese in quegli ambienti perfetti, asettici, razionali, efficienti nei quali gli animali in fila indiana si trasformavano molto velocemente da creature viventi in pezzi di carne perfettamente confezionati, pronti per il bancone del supermercato.
In tutto quel lindore, lo sguardo atterrito dei maiali e l’assenza assoluta di pietà interspecie, mi sgomentò a tal punto che non mangiai più carne per molti anni. E ancora oggi la mia alimentazione è quasi del tutto vegetariana. Troppo facile dedurne una ragione emotiva, più sensato ricavarne una consapevolezza umana che molto potrebbe fare a vantaggio non solo dei poveri animali, in milioni stipati in allevamenti intensivi al servizio di una alimentazione umana sbagliata e per nulla salutare. Infatti, è su questo che si basano molte campagne animaliste: rendere visibile la cruenta realtà. Per esempio questa di “Essere animali” che si basa sul disegnare in terra un piccolo quadrato col gesso, poi si coinvolge la gente di passaggio domandando quante galline o altri animali d’allevamento possono starci legittimamente in quel quadrato. La risposta dei cittadini è sempre di un numero almeno dieci, venti volte più basso di quello reale e legale.

Ma è così, tutta la faccenda dell’alimentazione si basa sulla invisibilità della faccenda stessa. Se ti piglia un infarto al miocardio e vieni ricoverato in ospedale, oltre a mangiare in modo ‘discutibile’ durante il ricovero, nessuno ti dirà con l’attenzione che merita quale sarà per il futuro la tua giusta dieta per evitare il prossimo infarto: tutto si limita alla somministrazione di farmaci che spesso saranno causa di altre patologie per i loro effetti collaterali. Ho il massimo rispetto per il lavoro di tutti gli operatori sanitari: l’invisibilità di cui sopra non è un loro prodotto ma è sparsa in ogni dove del vivere umano anche se la questione alimentare è centrale in tutte le criticità del pianeta.
L’intera umanità soffre di cattiva alimentazione, metà per povertà alimentare, l’altra metà per opulenza alimentare. Questa seconda, che ci riguarda direttamente, è basata sugli allevamenti intensivi di animali sofferenti, pieni di farmaci, stipati in luoghi vergognosi, sempre pronti a scatenare zoonosi perfette per virus sempre più maligni. Queste strutture zootecniche sono più nocive del traffico per il riscaldamento climatico, inquinano terreni, falde acquifere, fiumi e mari. E, ripeto, sono una vergogna per l’umanità intera per il trattamento che viene somministrato a milioni di povere creature.
In America il Dipartimento della salute e dei servizi umani e quello dell’Agricoltura con il supporto di un team di scienziati di altissimi livello, stanno preparando un rapporto che sarà reso pubblico entro l’anno, ma che già ora, con qualche anticipazione, ha scatenato le ire dei ricchi allevatori e in generale degli amanti della carne rossa. Sì perché è soprattutto questa a causare danni giganteschi alla salute pubblica con malattie cardiovascolari, diabete, obesità, cancro. Il rapporto sarà certamente scandaloso ma probabilmente seguirà le sorti di quell’altro del 2020 sugli zuccheri e il consumo dei prodotti alcolici che è stato addirittura rifiutato dal Governo USA. Una sorta di negazionismo da festeggiare ogni giorno con i propri figli al Mc Donald più vicino a casa…
Vivo in una regione, la Toscana, in cui la cacciagione e la carne chianina per la fiorentina da 1kg a testa sono indiscutibili; generalmente il termine “vegano” è considerato sinonimo di “marziano”, se non di nemico identitario. Dunque, non mi faccio illusioni di cambiamenti epocali. Di nuovo, si può pensare solo a scelte individuali e di consapevolezza magari amorevole rivolta alla salute dei propri figli.
Il 10 febbraio scorso è stata celebrata la Giornata mondiale dei legumi che, istituita nel 2018 dalle Nazioni Unite, voluta per rendere visibile l’importanza di questi alimenti che è ancora limitato nel mondo e in Italia.
L’Istituto Superiore di Sanità italiano anche quest’anno ha ripetuto che «E’ necessario sensibilizzare tutti sull’importanza di aumentare il consumo di legumi, riducendo quello delle fonti proteiche di origine animale. Promuovere una dieta sempre più vegetale rappresenta un passo essenziale per tutelare la salute dell’uomo e del pianeta. I legumi, infatti, hanno la capacità di migliorare la fertilità dei terreni e di contribuire a fissare l’azoto atmosferico, consentendo di ridurre l’utilizzo di fertilizzanti chimici».
Slow Food quest’anno ha lanciato una campagna durata dieci giorni: «I legumi sono i nostri migliori alleati. In occasione della Giornata mondiale dei legumi, anche quest’anno Slow Food Italia celebra la biodiversità e la straordinaria versatilità in cucina con la quarta edizione della campagna “Aggiungi un legume a tavola!”
Per dieci giorni oltre 100 cuoche e cuochi dell’Alleanza Slow Food da tutta Italia invitano a scoprire i piatti a base di legumi nei loro locali, ma anche a replicarli in casa con antipasti, primi piatti, minestre, burger e persino dolci, dai piatti tradizionali alle proposte più creative».
Video Campagna Essere Animali
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