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Il complotto dei complottisti

Tempo di lettura: 4 minuti

Esattamente otto anni fa, il 10 giugno 2015, il Rettore dell’Università di Torino Gianmaria Ajani conferiva Laurea honoris causa in “Comunicazione e Culture dei Media” a Umberto Eco “Per aver grandemente arricchito la cultura italiana e internazionale nei campi della filosofia e dell’analisi della società contemporanea”. Umberto Eco poi tenne una lectio magistralis dal titolo “Conclusioni sul complotto – Da Popper a Dan Brown”.

Con la consueta ironia, vastità di argomentazioni e profondità di studio, Eco offrì parole ripetutamente citate nel corso degli anni a seguire, nonostante la sua morte appena otto mesi dopo. Parole e pensieri utili per interpretare il nostro presente. Come questo: “Che esistano e siano esistiti nella storia dei complotti mi pare evidente, sino ai complotti finanziari odierni per dare la scalata a qualche società per azioni. Ma la caratteristica dei complotti reali è che essi vengono immediatamente scoperti, sia che abbiano successo sia che falliscano. Quindi i complotti reali non sono misteriosi. Invece il fenomeno della sindrome del complotto e del favoleggiamento di complotti talora cosmici di cui è popolato internet è che rimangono misteriosi e insondabili, perché hanno la stessa caratteristica del segreto che è tanto più potente e seducente quanto sia vuoto”.

Come vedremo più avanti, il complottismo è un fenomeno in grande crescita e se è vero come è vero quanto sosteneva Umberto Eco che “Il complotto distoglie dai problemi autentici” questo sembra spiegare perché la postura del complottista mostra indignazione e manifesta giudizi irrevocabili, ma permane in assenza di proposta. Una celebrazione di impotenza. Forse per questo Pasolini sosteneva che “il complotto ci fa delirare perché ci libera dal peso di doverci confrontare con la verità.”

Michele Serra già anni fa si contrapponeva alle superficiali e frettolose interpretazioni complottiste di un controverso fatto di cronaca di allora sostenendo che “Ovviamente, solo i distratti o i faziosi possono ignorare che, specie nel nostro Paese, la scia dei misteri di Stato, delle menzogne ufficiali, dei depistaggi pelosi perfino a fronte di stragi abominevoli, è lunga quanto la nostra storia recente. Che la Cia non è una leggenda metropolitana, ma un attore decisivo in molte trame. Che la verità è un macigno spesso mai disseppellito. E però, non è proprio la gravità di questa coscienza che dovrebbe suggerire un suo uso accorto, per non svilirla, per non trasformarla in uno slogan per tutte le stagioni, in una macchinetta automatica che produce titoli di giornale e frasi conturbanti ma ostacola, infine, proprio quell’urgenza morale di verità?”

La settimana scorsa il Venerdì di Repubblica, ha pubblicato un ampio report circa una ricerca della SWG – autorevole agenzia che realizza analisi sociali – che offre esiti interessanti anche perché comparabili con indagine analoga realizzata dal Censis nel 2021. Entrambe le ricerche avevano lo scopo di esplorare qualità e quantità dell’universo complottista. Il focus su alcuni temi tipici rileva che nel 2021 circa 3 milioni di italiani credevano che la Terra fosse piatta, oggi quel numero di “possibilisti” arriva a 9 milioni. La negazione che sia mai esistito lo sbarco dell’uomo sulla luna, in un anno e mezzo è passato da una percentuale del 10 al 29 per cento di italiani che la condividono.

La SWG, con un margine di errore certificato tra l’1,5 e il 2%, offre informazioni anche sulla composizione dei gruppi di non credenti e credenti alle tesi complottiste. I primi sono generalmente più giovani (18-34 anni), atei, collocati nel centro/sinistra, residenti al nord. I secondi sono prevalentemente cattolici praticanti, collocati a destra, over 64 anni.
Ecco alcuni dati tematici: cinque italiani su dieci ritengono che Lady Diana sia stata fatta uccidere dai monarchi inglesi. Quattro italiani su dieci sono certi che i virus vengano creati in laboratorio su ordine delle case farmaceutiche che creano vaccini per il controllo di massa tramite il 5G. Due italiani su dieci sono sicuri che i rettiliani (alieni umanoidi) sono tra noi e governano il mondo. Il 32% degli italiani ritiene plausibile che l’attentato alle torri gemelle sia stato organizzato dagli USA. Solo il 76% degli italiani non ha dubbi sull’esistenza storica dell’Olocausto.

Jaime D’Alessandro, curatore del report, ha raccolto il commento di Walter Quattrociocchi che dirige il Data Science and Complexity for Society alla Sapienza di Roma: “La crescita nella diffusione delle teorie complottiste mi sembra altamente probabile. Con l’aumento del divario fra ricchezza e povertà, certe teorie funzionano come giustificazione. Quando vivi un disagio, è facile optare per una visione del mondo che punti il dito contro ciò che viene giudicato Il Sistema. Se è lui ad essere marcio, allora la sconfitta non è una propria responsabilità. Per questo si passa dal contestare i vaccini al negare gli effetti del cambiamento climatico. Tutto ciò che viene percepito come narrazione del sistema è messo in dubbio”.

Il rischio più grande è la cospirazione dei cospirazionisti. Pensiamo alla gestione della post-verità (termine che definisce una cosa falsa che diventa vera artificialmente per influenzare il pubblico) a cura di Trump che ha portato le sue folle di complottisti/negazionisti a sfondare il Campidoglio. Pensiamo agli avvertimenti degli stessi inventori dell’intelligenza artificiale applicata alla comunicazione (Chat GPT) che ci mettono in guardia dall’uso strumentale e di stravolgimento della verità, possibile con questa straordinaria tecnologia.

Attendendo che la politica più progressista offra davvero nuove visioni che rispondano a disagi e ingiustizie reali che motivano anche le frange complottiste, propongo di prendere per buona la raccomandazione che Umberto Eco ha fatto a suo tempo a margine dell’evento di cui sopra: “I giornali dovrebbero dedicare almeno due pagine all’analisi critica dei siti, così come i professori dovrebbero insegnare ai ragazzi a utilizzare i siti per fare i temi. Saper copiare è una virtù ma bisogna paragonare le informazioni per capire se sono attendibili o meno”.

Foto: Università di Torino 2015, il Rettore Gianmaria Ajani accompagna Umberto Eco in visita all’Archivio storico

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