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Le parole per essere

Tempo di lettura: 3 minuti

Sono rimasto colpito nel mio animo robustamente laico, dalla dichiarazione del nuovo Papa che per stabilire una continuità forte con l’operato del suo predecessore, l’ha citato con queste parole: «Dobbiamo disarmare le parole, per disarmare le menti e disarmare la Terra».
Queste espressioni Francesco le ha scritte a metà marzo dal Policlinico Gemelli inviandole al Corriere della Sera per rivolgersi universalmente a tutti gli operatori dei media perché, disse «C’è un grande bisogno di riflessione, di pacatezza, di senso della complessità».
Reiterando la stessa iniziativa, Leone XIV si è nuovamente rivolto agli operatori della comunicazione con parole parimenti profonde: «Una comunicazione disarmata e disarmante ci permette di condividere uno sguardo diverso sul mondo e di agire in modo coerente con la nostra dignità umana».

Sorvolando sul linguaggio dei protagonisti principali della attualità guerresca mondiale, faccio riferimento a quelle della portavoce di Putin, Marija Zacharova, che nei giorni in cui il suo padrone ha bidonato tutti non presentandosi agli incontri di Istanbul, ha chiamato Volodymyr Zelens’kyj “pagliaccio”. Un’espressione tanto cara anche a molti finti pacifisti italiani. Marija Zacharova – pure lei operatrice della comunicazione – ne ha già dette tante di analoghe cattiverie, spicca la recente accusa a Macron – in viaggio sul treno per Kiev con Keir Starmer e Friedrich Merz – di aver fatto uso di cocaina proprio in quel frangente come dimostra, secondo lei, il pacchettino bianco sul tavolo che in realtà è un semplice fazzolettino di carta da naso.

Macron con Keir Starmer e Friedrich Merz in viaggio sul treno per Kiev, sul tavolo il suo fazzoletto da naso

In Italia il peggioramento del verbo ha ricevuto importanti contributi dalla politica, in particolare dal movimento 5 Stelle dell’era grilliana che ha santificato il “vaffanculo” come espressione complementare a “onestà”, entrambe ripetute ossessivamente in tutte le piazze. La Lega di Salvini non è mai stata da meno con insulti personali accompagnati da gesti di pari volgarità: la bambola gonfiabile d’uso sessuale per dileggiare la Boldrini dal palco dei comizi salviniani, la gente insultante con cartelli e urla sotto casa della Fornero e via schifando.
La comunicazione fa a sua volta il suo peggio tra trash televisivo e linguaggio di certi giornali soprattutto di destra.

Una tipica prima pagina di “Libero”, non certo la peggiore…

Le parole messe in circolazione dai media e dalle espressioni pubbliche, incidono fortemente sui sentimenti e le emozioni di chi ascolta; se poi chi ascolta ha pochi strumenti di cultura e consapevolezza o è attanagliato da una vita difficile e frustrante, le parole si trasformano in azioni, comportamenti, delitti e comunque ostacoli alla pace del cuore e delle nazioni.

Purtroppo la cronaca quotidiana di ognuno, non solo quella nera, testimonia quanta aggressività, diffidenza e mancanza di rispetto per la diversità aleggi nel nostro sociale corroborato dal linguaggio in circolo. Qui faccio un solo esempio che certo non è il più drammatico, ma forse è il più paradossale.

A Roma poche settimane fa in un palazzo del Comune in viale Angelico, si teneva una mostra organizzata da Postology srl dal titolo “Art of Play”. L’idea originale degli organizzatori per creare un clima empatico e giocoso con i visitatori, è stata quella di accoglierli in una hall piena di grandi orsacchiotti di peluche, uno dei quali li avvicinava abbracciandoli e invitandoli a proseguire nella mostra. L’orsacchiottone abbraccione, mascotte della mostra, conteneva una giovane figurante ingaggiata per l’intera durata dell’iniziativa culturale.
Molti avventori hanno pensato (perché?) di poter spintonare e addirittura colpire i “Teddy” della sala d’accoglienza. Un visitatore in particolare, accolto a braccia spalancate dal pupazzo vivente, invece di ricambiare l’abbraccio gli ha sferrato un tremendo pugno atterrandolo. La performer al suo interno ha riportato lesioni molto gravi al volto con due mesi di prognosi oltre al vissuto di una terrificante esperienza violenta e insensata.
Tra il resto, i sindacati hanno fatto notare che la giovane donna non aveva un contratto di lavoro vigente, ovvero, stava lavorando in nero.

Il visitatore violento mentre colpisce la mascotte della mostra che gli stava offrendo un abbraccio

Per concludere, alle parole dei due Papi aggiungo quelle di Alessandro Manzoni, chissà, forse già allora rivolte al ceto politico e a quello mediatico… e a tutti noi.
«Ben di rado avviene che le parole affermative e sicure d’una persona autorevole, in qualsivoglia genere, non tingano del loro colore la mente di chi le ascolta».

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