
Medici: Scienziati o Artisti?
Il periodo Covid è stato il luna park della scemenza contrappositiva tra culture mediche. I vaccini poi hanno creato due mostri: quello a favore, lancia in resta contro tutti gli stregoni che osavano esprimere dubbi e quello contro, chiuso nei dogmi su big-pharma e con la bocca piena di fake news… sulle fake news della parte opposta. Insomma, un vero asilo Mariuccia sociale.
Un bel salto di qualità sarebbe tornare alle origini della Ars Medica. Arte Medica. Ars, arte, deriva dalla radice ar– che in sanscrito significa andare verso, ma anche adattare, fare, produrre. E’ una radice che ritroviamo, quasi intatta, nel latino ars. Gli anglosassoni – che certo non hanno fama antiscientifica – tutt’oggi definiscono l’attività medica come Medical Art.
Ippocrate, considerato il padre della medicina scientifica e dei suoi aspetti etici scrisse «Dove c’è amore per l’umanità, c’è amore per l’arte» basta questo per azzerare gli esasperati aspetti tecnocratici che dominano la medicina attuale dove la qualità della relazione medico/paziente è sostituita da protocolli pensati più per la medicina difensiva che per quella curativa e comprensiva del paziente. Ovvero, una medicina di maggior competenza degli avvocati che degli umanisti.
Pasquale De Luca, primario di medicina interna che ha scritto molte cose interessanti, preziose per la professione medica, spiega che «Storicamente, il concetto di medicina come “arte” risale alla seconda metà del V secolo a.C., epoca in cui viene tagliato ogni legame con la religione e il soprannaturale in favore di una spiegazione razionale dell’origine delle malattie. Il medico non ha più il ruolo d’intermediario tra il paziente e la divinità, ma è a contatto diretto col malato per individuare razionalmente la causa naturale della malattia, ripristinare e mantenere lo stato di salute».
Il dottore omeopata di cultura Steineriana dice: «Il medico che orienta la sua professione in senso antroposofico si propone di cogliere, assieme al paziente, il significato della malattia riguardo alla sua evoluzione corporea, psichica e spirituale, tenendo conto delle leggi intrinseche alla biografia dell’uomo».
Il medico, pediatra, Giulio Viganò, omeopata a Milano, espone: «I medicinali omeopatici presentano indubbi vantaggi nella cura dei bambini: una compliance elevatissima, la quasi assoluta mancanza di effetti collaterali e un’estrema sicurezza. Più in generale, come pediatra questo approccio terapeutico mi consente di prendere in carico i bambini e affrontare patologie acute e croniche anche complesse non soffermandomi solo sulla malattia, ma guardando i piccoli pazienti nella loro totalità».
Insomma, quanto ci sarebbe da integrare tra le diverse medicine che invece sono poste su fronti opposti e reciprocamente additate al pubblico ludibrio!
L’ingenuità del mondo medico ‘alternativo’ che accusa le case farmaceutiche di speculare sulla ricerca che, forse, semplicemente, dovrebbe essere gestita da enti pubblici. La malignità di quello medico ‘ufficiale’ che tratta le medicine naturali in generale e l’omeopatia in particolare come un ricettacolo di truffatori senza competenze. Eppure il medico omeopata ha qualcosa in più di una laurea e specialità, ovvero una formazione aggiuntiva, e non in meno di un medico di reparto clinico.
Chi, come chi scrive, si serve anche della medicina omeopatica da decenni per curare se stesso, i figli, i propri animali, può testimoniare tranquillamente della bontà e efficacia delle cure e, soprattutto, di quella qualità relazionale e di cura medico/paziente, che nel mondo dei protocolli è scomparsa da tanto tempo.
Quindi, la suggestione salvifica è quella di modificare il titolo di questo articolo in “Medici: Scienziati (o) e Artisti” e finalmente ragionare in questo modo: «L’arte medica nasce tipicamente dall’incontro fra diverse discipline del sapere empirico: la scienza, la tecnica, la cultura, l’organizzazione sociale e politica. E il medico deve interessarsi di tutte queste discipline rimanendo sempre altro da ciò, restando un punto d’incontro e sintesi di questi diversi saperi, secondo la definizione che dà dell’arte Aristotele». (Dialoghi di filosofia della medicina – Paolo Maggi’s blog).