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Parole inafferrabili sfumate

Tempo di lettura: 3 minuti

Le parole spesso non hanno una definizione cioè non hanno un limite ed un confine preciso. Non viene determinato in modo preciso il significato. Non sono tutte come l’acqua. Acqua è H2O: due molecole di idrogeno e 1 di ossigeno.
Ma quando parliamo per esempio di intelligenza, democrazia, solidarietà o innovazione, queste parole sono sfumate. Bisogna mettersi d’accordo sul criterio o modo di definirle.
Pensiamo alla parola “intelligenza”. Quanti modi e criteri diversi di definirla conosci? Guardando la Treccani o Wikipedia è un insieme variegato di capacità di “intendere” quindi di rivolgere l’attenzione verso un oggetto per acquistare o approfondire la conoscenza per un fine. E’ però una parola che non è univoca nella definizione e quindi dobbiamo “trovare un accordo”.

Tolgo le “sfumature”

Il più delle volte, se mi colloco in un ambito disciplinare, riesco ad accordarmi su una criterio o un modo di definirlo. Il linguaggio è lo stesso, la grammatica della disciplina è la stessa, il contesto è lo stesso.
Ancora più complesso è quando mi trovo di fronte a più discipline o in contesti multipli.
Pensa per esempio alle tecniche di  neuro-imaging che stanno cominciando a mappare con le immagini alcune difficoltà di apprendimento o disturbi intellettivi. Chi ci ha lavorato, persone di diversa formazione, ingegneri, neuroscienziati, fisici, chimici ha condiviso lo stesso concetto di “disturbo intellettivo” e quindi anche di un concetto di “intelligenza”.
In un contesto diventa importante la sfumatura che guida la descrizione. Pensiamo semplicemente che vengono menzionate 3,5, 9 tipi di intelligenza umane, più quelle animali, quelle delle piante. E’ una sfumatura che rischia di ridurre di senso la parola, specializzandola.

Cerco però di non seguire le sfumature. Ho bisogno di esplorare questa parola e devo portarla ad elementi essenziali. Se penso ad intelligenza i miei criteri sono l’”attenzione” e la “conoscenza”.
Non mi sono semplificata la vita, ma almeno ho due parole. Una racconta la concentrazione: l’attenzione come punto dove cade il mio “sguardo” (verso l’interno o verso l’esterno, verso l’alto, verso il basso, verso il passato o verso il presente o il futuro). L’altra racconta l’apprendere il “fare proprio”, acquisire, imparare per un certo fine probabilmente diverso per ognuno.

L’intelligenza è un insieme di processi.
L’intelligenza è agire, osservare, capire, retro-agire, realizzare solo uno di questi processi non significa essere intelligenti.
Per esempio l’intelligenza artificiale (IA) ha un’immensa capacità di agire ma non ha capacità di comprendere. Come dice Luciano Floridi, filosofo, ricercatore e docente a Oxford e a Bologna, l’IA è “una forza in grado di agire a intelligenza zero seguendo un fine che gli hai dato tu, migliorando se stessa”.

Presto attenzione al “processo”

Qualche sera fa sono andata ad una bellissima “Community Reunion” di innovatori. L’età media era più vicino ai 30  anni che ai 20. Qualcuno era nato per sbaglio nello scorso secolo. Più Zoomers che Millenials. Ero tra le poche Boomers. Eravamo tutti italiani.
L’“inspirational speech”, il discorso ispirato, parlava di sinergia tra intelligenza artificiale e scienze umane ed era supportato da una macchina fantastica, @IsottaAI: un’opera d’arte interattiva che sfrutta l’intelligenza artificiale per scrivere tweet in collaborazione con il pubblico che interagisce con essa.
https://twitter.com/i/flow/login?redirect_after_login=/IsottaAI

La sua azione è di mettere in relazione il linguaggio umano dell’arte con i linguaggi generativi della IA per la co-creazione di contenuti.
Ho scritto “Intelligenza” e nel tempo che ho impiegato a compitarla è partito un tweet di 280 caratteri che da quella parola ha definito una frase in tono “Star Wars” (hanno usato il lessico del film per allenare lo sviluppo del linguaggio) con qualche senso.
Ho impiegato più tempo a scrivere la parola che @IsottaAI a generare il tweet!!! Il mio tempo perso è stato il mio processo di elaborazione e azione.

E qui sono d’accordo ancora con Floridi “Quello che conta non è il prodotto è il processo”, enfatizzando la capacità dell’Intelligenza artificiale a riprodurre sempre meglio e in minor tempo prodotti o risultati.
E noi creiamo molti risultati che non vogliamo!
L’intelligenza sta proprio nell’attivare un processo di pensiero partendo da un’attenzione di qualità, il meno possibile contaminata di paura, pregiudizio e chiusura.
Un processo di apprendimento profondo che attiva non reazioni o ripetizioni, routine, ma autenticità, immaginazione e sperimentazione.

Quello che l’intelligenza artificiale non realizza è proprio la creatività, capacità di creare e inventare.
Come il vino prodotto dall’esperienza del nostro contadino che ci piace tanto far assaggiare ai nostri amici, piuttosto che le bellissime opere d’arte che realizzano un processo di espressione della parte inconscia del nostro essere o il paesaggio del luogo in cui vivo che stagione dopo stagione integra opere della natura e dell’uomo.
Le parole “sfumate” nascondono un “processo” che vale la pena di apprendere profondamente perché da esse emerge futuro come quello del mio tweet.

Ti può interessare leggere qualche mio articolo per afferrare delle parole che raccontano il futuro che emerge e prendertene cura? Se SI rispondi a questo survey monkey dove propongo questa volta 9 aggettivi inafferrabili: anticipativo/a, catalitico/a, dirompente/a, adattabile, incerto/a, perfido/a, ambiguo/a, instabile, generativo/a.
https://it.surveymonkey.com/r/BGLKCNR


Copertina: foto Depositphotos

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