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Parole inafferrabili “viste male”

Tempo di lettura: 3 minuti

Alcune parole rimangono di fatto inafferrabili, anche quando sono semplici o rese semplici, perché si trovano alla frontiera del conosciuto e chiedono quindi un “salto”, un passaggio di “soglia”, un nuovo livello di conoscenza, nuovi modi di vedere.

Quando una parola è inafferrabile sento il bisogno di rispettarne il suo sacro senza classificarlo, deriderlo, giudicarlo o addirittura negarlo.

Chiusura e distorsione

Se ho un pregiudizio, o se sono di “cattivo umore” o se sono inserita in una forma mentale stereotipata quella parola può diventare troppo piccola o troppo grande ma soprattutto il suo significato può assumere una valenza distorta, negativa o positiva che sia.

Andando in giro ho scoperto che l’elenco delle “bad word”, cattive parole, è immenso. Per esempio la parola ”Marketing” è stata per me un problema in Iran parlando di filantropia meno di 10 anni fa. Cosa c’entra “marketing” con un “dare” che non chiede nulla in cambio se non il benessere dell’altro? Per i miei interlocutori e interlocutrici stavo “sporcando” il naturale atto di umanità e trasformando una bella parola in qualcosa di negativo.

Poi ci sono le parole legate ai “tabù”. Penso, per esempio a tutte le parole che raccontano un’assenza di volontà di vita come aborto, eutanasia, suicidio, o una identità di genere non convenzionale. Quelle parole non si vogliono proprio vedere, rendendole ancora più inafferrabili. Confesso che mi trovo più a disagio con la morte che con la sessualità. E tu?

E poi, c’è anche la qualità dell’ascolto che può afferrare male le parole. Proprio qualche giorno fa in Molise mi hanno detto di “scacchiare” la salsiccia e io, veneta-lombarda-piemontese-emiliana-romagnola-toscana, ho pensato ad una volgarità!

Un “bias” per due

Uno dei modi che ho imparato e, che uso insieme ad altri nei processi di innovazione, è proprio quello di lavorare sul mio “bias” cognitivo, la costruzione di significato derivata da percezioni errate che interferiscono sui miei giudizi.

Lavoro sulla mia parte “invisibile”. Su come percepisco, sento, mi emoziono fino a rendermi conto quanto questa parte mi condiziona, limita, sposta, gira o distrae rendendomi inafferrabile quella parola.

Non sopporto il disordine e quindi mi trovo spesso a non ascoltare chi parla in modo confuso, discontinuo e prolisso, non permettendomi di cogliere quello che quel disordine può portare.

Oppure, a volte non capisco un discorso e do colpa a chi sta parlando di “dare aria alle corde vocali”, mai domandandomi se ciò di cui si parla è qualcosa veramente conosciuto da me.

Altre volte c’è un’ombra scura che non mi permette di comprendere pienamente concetti, pensieri o riflessione come se quello spazio scuro non dovesse prendere alcuna luce perché proibito.

Pregiudizio, ignoranza, paura sono i miei principali nemici. Informano la mia azione, condizionano la mia percezione e non mi fanno afferrare bene le parole, anzi me le fanno “vedere male”.

W la vulnerabilità

Una delle mie ultime scoperte, ma so di non essere un’innovatrice, è che la mia “vulnerabilità”, è una grande risorsa, anzi “La grande Risorsa”. Mi rende capace di capire quanto e come filtro l’esterno. Tanto meno questo filtro lavora tanto più riesco ad afferrare i significati autentici delle parole.

Che bella che è la vulnerabilità!!! Ci vuole molto coraggio per alimentarla nella sua mal giudicata imperfezione.

E’ anche un bel luogo dove si alimenta la mia intuizione, la mia ispirazione e la mia immaginazione: la “camera di fermentazione” essenziale della capacità creativa. Proprio quella capacità che dà vita a innovazione, resilienza, solidarietà.

Prova ad ascoltare e vedere Brenè Brown nel TED sul Potere della vulnerabilità (https://www.ted.com/talks/brene_brown_the_power_of_vulnerability?language=en&subtitle=it). La traduzione automatica in italiano è abbastanza fedele. E tu, come ti senti?

Ti può interessare leggere qualche mio articolo per afferrare delle parole che raccontano il futuro che emerge e prendertene cura? Se SI rispondi a questo survey monkey dove propongo le prime 9 parole inafferrabili: Innovazione, Resilienza, Solidarietà, Ecosistema, Anti-fragilità, Intelligenza connettiva, X-thinking, Rischio, Complessità.
https://it.surveymonkey.com/r/7BTPR3Y

Copertina: immagine di Lifeinapixel – Deposiphoto

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