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Scegliamo la gioia

Tempo di lettura: 3 minuti

Ritrovando durante una passeggiata vicino al mare una giovane amica di ritorno da un viaggio non turistico in Tanzania, questa mi ha raccontato che era stata in un villaggio sperduto in mezzo a persone con le quali era impossibile comunicare verbalmente per la grande diversità linguistica. Eppure, l’amica è rimasta toccata dal senso di ospitalità e cura del suo benessere tramite una comunicazione empatica inclusiva, anche nella amichevole preparazione in cucina di cibi tradizionali Masai, con un contorno di sorrisi e condivisione gioiosa.

Tornato a casa, esplorando Facebook, mi sono imbattuto in un post virale nel quale si accusa papa Francesco di essere contro gli animali, i cani in particolare. Post che evoca il fatto di qualche tempo fa in cui, durante un’udienza, una signora ha sollecitato il papa a benedire i suo “bambino” contenuto in una borsetta dalla quale spuntava il musetto di un cane ‘toy’. La comprensibile reazione del papa che ha rimarcato le differenze tra bambini e cani, ha originato una campagna social tipica degli ambienti catto-integralisti anti Bergoglio, che, fatto ancor più impressionante, continua a raccogliere commenti di odio viscerale e ignorante nei confronti di un papa che – senza precedenti storici – ha già dedicato due Encicliche (Laudato Sì e Laudato Deum) proprio alla doverosa tutela della natura sacra, degli animali fratelli e del pianeta casa comune.

Le due esperienze ravvicinate mi hanno fatto riflettere sulle diversità ambientali dove sembra che l’emancipazione materiale della società, corrisponda all’involuzione dello spirito, alla dispersione della gioia, alla produzione smisurata di infelicità odiante.

Vito Mancuso – docente di Teologia moderna e contemporanea presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, testimone di una teologia laica che alla religione predilige la spiritualità che sussiste di fronte alla filosofia e la scienza – ci offre una interessante interpretazione del contrasto tra gioia e odio.
Secondo Mancuso siamo noi stessi, nel nostro vivere quotidiano, che ci chiudiamo dentro a trappole che ci pongono in stato di cattività. Ed è proprio questa cattività a generare la cattiveria così tanto diffusa nei nostri paesi civili. Il rancore, la rabbia, il risentimento, insomma l’infelicità, è talmente diffusa che trabocca dai social, dilaga nel traffico cittadino, baccaglia allo sportello delle poste e molesta il personale del pronto soccorso ospedaliero.
Il teologo laico ci spiega che la faccenda ha a che fare con Dio, o più laicamente il divino, che abbiamo tolto dal nostro vivere per far posto all’io. Così, l’io senza Dio diventa Dio… non avrai altro Dio all’infuori di io!

Soffocati dal nostro narcisismo che infantilmente ci vuole sempre al centro della scena, non siamo capaci di liberarci dalle nostre trappole e aprirci ad una vita più autentica e gioiosa.
La gioia, secondo Vito Mancuso, è la misura della nostra evoluzione personale; della nostra capacità di trascendenza che è possibile attraverso la spiritualità, ma non solo: anche tramite la cultura, la natura, l’etica.

Dobbiamo tutti leggerlo il bel libro di Vito Mancuso pubblicato da poco Non ti manchi mai la gioia (Garzanti) che già nel titolo cita l’esortazione di Seneca «Non ti manchi mai la gioia. Voglio, però, che ti nasca in casa: e ti nascerà, se sorge dentro di te».
Definito dall’autore come “Un breve itinerario di liberazione” ci invita a «sperimentare la gioia profonda di vivere. Seguendo un cammino di piccoli ma costanti passi liberatori, scoprendo così che il destino di ciascuno si gioca nel mondo che portiamo dentro: perché se noi siamo la trappola, siamo anche il nostro liberatore. Approdando a questa consapevolezza saremo in grado di trovare equilibrio e generare limpida energia mentale, il più efficace strumento per la serenità e per la sorgente della gioia».

Fin troppo facile obiettare che la gioia non è materia praticabile in questo mondo brutto e cattivo; leggendo il libro o anche solo ascoltando l’intervista a Vito Mancuso che linko qui sotto, troviamo la convinzione che è proprio con la speranza, con la nostra evoluzione interiore, con l’onorare la nostra esistenza, con la gioia, appunto, che possiamo sopravviverlo questo mondo e magari essere testimoni del cambiamento necessario.

Non lo dice solo Mancuso, l’ha detto 150 anni fa anche il poeta e filosofo bengalese Rabindranath Tagore, con queste illuminanti parole: «La lezione più importante che l’uomo possa imparare in vita sua non è che nel mondo esiste il dolore, ma che dipende da noi trarne profitto, che ci è consentito trasformarlo in gioia».

https://www.spreaker.com/episode/ep-77-vito-mancuso-non-ti-manchi-mai-la-gioia–58048169

Copertina: immagine Depositphotos

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