Sindone: una provocazione all’intelligenza
Un viaggio storico nel tempo e nello spazio.
Abbiamo lasciato nel capitolo precedente, un telo di lino con cui l’uomo della Sindone era stato avvolto dopo la crocifissione e tutta una serie di testi cristiani afferma di aver visto questo telo nella tomba ormai vuota. Come già detto, gli ebrei non potevano conservare un telo impuro in quanto contaminato dal sangue di un morto ed i cristiani non potevano ostentare un oggetto che, durante le persecuzioni dei primi secoli, li avrebbe di certo condannati. Durante quei secoli però si ritrovano rappresentazioni del volto di Cristo chiaramente riprese dal volto dell’uomo della Sindone a conferma che negli ambienti cristiani tale telo si muoveva.
Questo è un vaso d’argento di Homs (Emesa) in Siria VI sec
Questo è un reliquiario ritrovato in Crimea del 550 ca d.c.
Questo è il Cristo docente del cubicolo di Leone nelle catacombe di s. Commodilla a Roma del IV sec.
Secondo fonti islamiche, il telo fu trasportato a Ruha (nome arabo di Edessa) all’inizio del VII sec.d.c. dopo essere stato conservato ad Efeso, Damasco ed Antiochia.
Nel 943 d.c., come risulta da un carteggio musulmano tra l’emiro di Edessa ed il gran visir a Baghdad, Ali bin Isa, l’imperatore di Bisanzio mandò un esercito a Edessa per riprendersi il telo. Per non distruggere la città il generale Giovanni Curcuas offriva dodicimila pezzi d’argento ed il rilascio di duecento prigionieri musulmani di alto rango in cambio della consegna del telo. Anche se il telo era da secoli in terra d’Islam, il gran visir di Baghdad dopo le necessarie consultazioni, accettò di riconsegnarlo ai bizantini.
A Costantinopoli il telo rimase per altri tre secoli periodicamente esposto al culto dei cristiani come risulta da “La conquete de Costantinople” di Robert de Clari un cronista della IV crociata. Nel 1204 d.c. il telo fu portato in Francia da Othon de la Roche, crociato della V crociata e rappresentante di Bonifacio del Monferrato; finalmente dopo qualche giro in Francia il telo giunse al Castello di Ray-sur-Saone dove si trovano i contenitori con cui Othon trasportò il telo; il 6 luglio 1418 il telo viene trasferito al Castello di Montfort (Cote d’Or- Francia) ed infine arriva alla Saint Chapelle di Chambery sotto i Savoia nel 1502 dove purtroppo subirà danni per l’incendio della chiesa.
Ecco dunque come questo oggetto si è mosso per duemila anni per fermarsi ora a Torino
Ma la scienza che dice di questo telo, ne accetta l’originalità o no ?
Proviamo a vederlo nel prossimo capitolo.