Sindone: e la scienza cosa ne dice?
Il telo si è mosso tanto in oltre 2000 anni, è passato di mano in mano: cristiani, musulmani, bizantini, crociati, suore, Savoia. Ha subito sparizioni, esposizioni, bruciature, rammendi, furti ma, al di là dell’aspetto religioso che ne fa un oggetto di fede, la scienza cosa ha detto per supportare la tesi che il telo sia effettivamente quello che ha accolto l’uomo crocefisso?
Nel tempo molti studiosi, anche agnostici od atei, hanno dedicato il loro tempo ad analizzare il telo; ovviamente le fonti più importanti ed attendibili da un punto di vista scientifico sono quelle di cui abbiamo documentazione dal XIX secolo in poi. Infatti alla fine del 1800 si hanno le prime foto del telo e già compare qualcosa di strano: il telo si comporta come un “negativo fotografico” pur non essendolo.
Nel 1902 il biologo agnostico Yves Delage, membro dell’Accademia delle Scienze di Parigi, dopo una lunga serie di studi basati sul calcolo delle probabilità, pubblica uno studio che conferma la autenticità del telo.
Nello stesso periodo lo scienziato Paul Vignon, ateo, analizza il volto del telo individuando un certo numero di particolari caratteristici dell’immagine del telo e li mette a confronto con le rappresentazioni del volto di Cristo (quadri, affreschi, oggetti) che vanno dal III-IV al XIII sec. d.c. andando a confermare che tali rappresentazioni non possono che avere una unica fonte ispiratrice: il telo. Tale metodologia è ancora oggi in uso per il riconoscimento facciale da parte della polizia e accetta il riconoscimento con 40-50 punti di coerenza; Vignon ha contato mediamente oltre 100 punti di coerenza giungendo in qualche immagine anche a 250 punti.
Agli esami radiografici effettuati con tutti i tipi di radiazione, è risultato che sono visibili sia le macchie di acqua che di sangue ma non l’immagine dell’uomo.
Il biologo criminologo S.Frei raccolse tutti i pollini annidati nelle fibre del telo e li analizzò per individuare le piante che avevano incontrato il telo e da questa meticolosa analisi risultò in particolare che tre dei pollini appartenevano e piante che crescevano soltanto in Palestina.
Per verificare l’ipotesi che l’immagine fosse un dipinto od un disegno, il telo è stato sottoposto ad un indagine di fluorescenza ed è risultato che questa non possiede alcun tipo di fluorescenza mentre ogni pigmento usato in pittura e disegno ha al suo interno legami fluorescenti.
Nel 1988 si provò ad eseguire una datazione al C14 che dette come risultato che il telo era del 1260-1390 rendendo errato la supposizione che il telo fosse originale. Purtroppo ci furono una serie di errori nel protocollo di attuazione dell’esame: scarse dimensioni del campione, posizioni non valide del campione, non asetticità del prelievo FOTO 3 che portarono nel maggio 1989 alla conferma della inattendibilità del processo chimico che, secondo le regole del protocollo stesso, non potrà essere ripetuto in quanto i requisiti corretti prevederebbero una quantità di campioni ed una loro distribuzione tali da distruggere il telo stesso.
Nel 2005 al centro di ricerche di Frascati, si cercò di emulare l’immagine visibile sul telo tramite laser ad eccimeri di notevole potenza utilizzando un telo asettico della stessa qualità ma il risultato fu che ad oggi non ci sono laser della potenza necessaria per ottenere una immagine equivalente in dimensioni e qualità. Infatti sono state scartate tutte le ipotesi che si basano sul contatto fisico/chimico per la formazione della immagine; è rimasta valida solo quella che prevede un enorme scoppio di luce cioè un processo fotochimico da radiazione.
Ovviamente sul territorio delle analisi del telo si sono mossi fisici, medici legali, patologi e molti altri specialisti creando un patrimonio di documenti a supporto dell’autenticità del telo ma dopo questi tre brevi viaggi nel mondo del telo al lettore resta sempre una domanda: l’uomo del telo era Gesù? Solo la fede può risolverlo in maniera assoluta, tutto quanto detto e visto è solo di supporto per affrontare la provocazione all’intelligenza.