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Keret, cercare un senso attraverso ironia e surreale

Tempo di lettura: 3 minuti

«Vivere è la cosa più facile del mondo. Tua madre ti spinge fuori dall’utero e qualcuno vestito di bianco dall’altro lato ti afferra. Tu sbuchi nel mondo, ti tagliano il cordone ombelicale e cominci a piangere. La luce è troppo forte, l’aria ti entra nei polmoni, ti esce dai polmoni. Entra ed esce. È facilissimo. Benedetta ignoranza. Sei vivo».

«Vivere è la cosa più facile del mondo. Sopravvivere, invece, è tutta un’altra storia. Sei aggredito da forconi, manganelli, asce, malattie. Sei travolto da automobili, tsunami, terremoti, ictus, tumori maligni, tumori benigni, maligni, benigni, maligni. Vediamo se ne esci vivo».

Questa è la prosa di Etgar Keret, autore di molte opere tra le quali sottolineiamo Gaza Blues scritta a quattro mani con il palestinese Samir El-Youssef.

Keret è molto bravo a scrivere racconti brevi che il suo collega Andrea Bajani definisce ordigni di poche pagine che formano matrioske esplosive. E, in effetti, i suoi scritti sono dei blitz che scardinano certezze, allargano il mondo proponendocene un altro, ci fanno precipitare e poi ci riportano sul piano di realtà frastornati e arricchiti dall’ambiguità vissuta. Insomma, le sue sono storie che fanno pensare e per di più sono impregnate di umorismo, forse nella tradizione dei witz tanto amati da Freud.

In Correzione automatica (Feltrinelli) i racconti sono 33 e “giocano” con sentimenti come l’amore, la gelosia, la vendetta, la rabbia, ecc. Non tutti sono ambientati in Israele e solo due accennano al conflitto israelo-palestinese e richiamano il 7 ottobre.

In una intervista di qualche tempo fa Keret confida: «Credo che tutte le mie storie di fantasia contengano in realtà un nocciolo biografico. La lezione più importante che ho imparato dalle storie del dopoguerra di mio padre è che lo storytelling può essere un modo per cercare di fare pace con problemi che non sei stato davvero in grado di risolvere o affrontare durante la tua vita. […] Una storia è un piano b, un’altra possibilità, una seconda chance per misurarti con qualcosa che non sei riuscito ad affrontare la prima volta».

Keret, affronta al meglio i suoi piani b con una scrittura intelligente, capace di evocare il dubbio addirittura sulle certezze più intime come in Un mondo senza bastoncini per i selfie, il protagonista si imbatte in una donna identica alla sua fidanzata che dovrebbe essere nell’emisfero australe; ha persino lo stesso nome e un fisico identico persino nei difetti. Incontrandola si sente ingannato, la importuna, da di matto finché scopre che è una creatura giunta da un mondo parallelo. È la partecipante di un programma tv intitolato ‘La piccola differenza’, come tutti i partecipanti allo show è stata catapultata in un mondo vicino al suo che si differenzia per un solo elemento. La donna deve scoprirlo per vincere il premio in palio. Ci riuscirà?

«A volte mi domando quanti dei miei conoscenti abbiano mai ucciso qualcuno. Non sto parlando di omicidi premeditati. Intendo cose come investire un passante, dimenticare un bambino in macchina o dare accidentalmente alla nonna la medicina sbagliata». È questo l’inizio de Le sigarette della salute che a un certo punto prosegue. «Non conosco il nome dell’uomo che ho ucciso. Era un soldato siriano e io ero un soldato israeliano. Eravamo in guerra. Non lo dico per giustificarmi, ma per chiarire la situazione». Poi scopriamo che il protagonista, che ha avuto un divorzio difficile ed è in cura da uno psichiatra per il trauma dell’uccisione, si prende cura di una madre che ha perso la memoria, con cui fuma sigarette della salute. Una madre che non sa chi sia lui ma sa che lui le vuole bene e lei altrettanto, insomma sa quanto basta.

Come recita la quarta di copertina, Correzione automatica è da mesi il primo libro nella classifica dei libri venduti in Israele, a lui, come a Eskol Nevo, le persone si rivolgono per chiedere aiuto a scrivere una storia per la fidanzata, per fare il diario, per stendere un testo che sia utile per elaborare il trauma.
”E io lo faccio”.
Perché ognuno deve contribuire alla società facendo quello che sa fare.

Per quanto riguarda il conflitto in corso, lo scrittore ha ripetuto in una intervista: «Ci sono due popoli in un piccolo spazio di terra. Nessuno dei due ha un’altra casa».
Toccherà fare la pace.

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