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Ventotene e il richiamo della foresta, “nera”

Tempo di lettura: 4 minuti

Avevo terminato di scrivere l’articolo sulla manifestazione in favore dell’Europa di piazza del Popolo, quando ho ascoltato l’intervento della Meloni in Senato. Sono rimasto allibito nel sentirla inveire con toni alterati, non certo degni di una persona che è alla guida del governo, di una “statista”, come crede di essere.

Con quelle parole ha attaccato duramente il manifesto di Ventotene leggendone alcuni passaggi a suo dire comunisti. «Non so se questa è la vostra Europa – ha urlato – ma certamente non è la mia».

La premier, del partito di estrema destra, ha ignorato l’intero contenuto del testo scritto nel 1941 da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni confinati nell’isola di Ventotene perché antifascisti. Ha ignorato che Colorni fu assassinato a Roma dai fascisti il 30 maggio del 1944, ad appena quattro giorni dalla liberazione della città.

Ha ignorato il fascismo, come sua abitudine, la Costituzione antifascista e che quel Manifesto è la base della nascita dell’Unione Europea. Forse non sapeva che dopo la guerra il presidente del Consiglio De Gasperi, democristiano, affidò a Spinelli l’incarico di portare avanti l’idea dell’Unione, assieme ai rappresentanti delle altre cinque nazioni fondatrici.

La Meloni infine ha ignorato che nel 2021 il Presidente della Repubblica si era recato a Ventotene per rendere omaggio all’ottantesimo anniversario della stesura di quel Manifesto che fu scritto, voglio ricordare, sulle cartine delle sigarette per sfuggire ai controlli della polizia.

Per fortuna su Rai Uno, poche ore dopo l’intervento della nostra “statista”, Roberto Benigni ha celebrato con parole piene di entusiasmo la nascita dell’Unione e il suo sviluppo: sembrava una Lectio magistralis. «Io sono un estremista UE», aveva concluso l’attore, sorridendo. Si può sottolineare che Benigni, col suo intervento alla TV, ha posto la sua importante “firma” alla conclusione del raduno di piazza del Popolo del 15 scorso.

Commentando la manifestazione di febbraio a Berlino e in altre città tedesche contro la destra neonazista, e rimasto colpito dalla grande affluenza di persone – 250 mila nella sola capitale – avevo fatto un paragone con l’Italia sottolineando l’indifferenza della società civile del nostro Paese verso quanto accade nel mondo e in Italia.

Mi devo ricredere: quanto è accaduto a Roma sabato 15 marzo, mi ha dimostrato che sbagliavo almeno in parte. La presenza di 50mila persone che riempivano piazza del Popolo, più quelle che si affacciavano dalla balconata del Pincio e dalle strade adiacenti, e le altre migliaia che assistevano via streaming, ha confutato il mio pessimismo.

La gente si è mossa per l’Europa, come per dire ai vertici di Bruxelles che “noi ci siamo e aspiriamo a un’unione migliore, più compatta, più efficiente. Invece diserta le manifestazioni politiche, organizzate dai vari partiti i cui leader parlano e parlano senza dir niente, senza indicare gli orientamenti costruttivi per il futuro, privi di compattezza ideologica, insomma lontani dalle masse.

La manifestazione di Roma era stata proposta due settimane prima da Michele Serra, un bravissimo giornalista e scrittore, una persona che non ha mai fatto comizi, mai sparato sentenze e usato tatticismi, furbizie, tipiche del mondo politico.

Con l’aiuto del quotidiano La Repubblica la sua proposta ha ottenuto un grande successo: in piazza del Popolo sventolavano bandiere stellate su fondo azzurro, e quelle con l’arcobaleno della pace. «Una piazza che unisce persone diverse e idee diverse», l’ha definita Michele Serra. Erano presenti anche molti politici, ma a titolo personale, i tre sindacati e tanti sindaci a partire da quello di Roma. Chissà se i vertici europei di Bruxelles hanno compreso il significato della manifestazione di Roma. Ma penso che di questi tempi la loro attenzione sia rivolta esclusivamente verso la proposta del riarmo frammentato.

Ovviamente in Italia non sono mancate le critiche all’iniziativa di Serra, provenienti da destra e da sinistra. Il senatore Maurizio Gasparri, di Forza Italia, l’ha definita una manovra del quotidiano La Repubblica per vendere più copie; il giornaletto Libero, sempre velenoso, con un titolo a tutta pagina ha scritto che il raduno di piazza del Popolo è stato “organizzato a spese dello Stato”, ignorando che l’unico intervento pubblico è stato quello del Comune di Roma obbligato, come avviene in tutte le località, a isolare le manifestazioni con le transenne e altre misure per la sicurezza.

Da sinistra molte critiche generiche verso “l’inutilità della proposta di Michele Serra”. Ma quelle più dure hanno colpito il cantante e docente Roberto Vecchioni il quale aveva detto dal palco: «Io credo nell’Europa e nell’umanità in generale», aggiungendo i grandi valori che il nostro continente ha prodotto nel corso della Storia.

Non ci sono dubbi che nel corso dei secoli, l’Europa (aggiungo anche l’Occidente) è stata la sorgente dei mali del mondo, ma contemporaneamente ha coltivato una opposizione secolare dei movimenti e di singole persone che si sono battuti contro l’arroganza dei potenti; scrittori, poeti, filosofi, storici e persone comuni, che hanno combattuto, spesso perdendo la vita, nel difendere i principi spirituali e materiali che muovono l’umanità.

In Europa è stata elaborata una cultura universale che comprende la qualità della vita, i rapporti tra esseri umani, lo sviluppo delle arti, della tecnologia, e della democrazia diffusa.

Lo storico Paolo Prodi, fratello di Romano, scriveva in Homus Europeus : «L’Europa è la prima civiltà che ha concepito se stessa in modo dinamico e la Storia come “rivoluzione” permanente, un mutamento che subisce nel corso del tempo rapide accelerazioni e che costituisce la caratteristica fondamentale della vita di ogni giorno».

Un altro fondamento della società europea è quello di aver compreso e attuato le differenze tra politica e religione, tra Stato e Chiesa, seppur durante secoli di conflitti e guerre feroci.

Nel resto del mondo che cosa abbiamo? Un mondo musulmano attaccato alla religione e rimasto socialmente e culturalmente immobile nei secoli; che nella sua storia ha conquistato mezza Europa compiendo massacri tra gli “infedeli”. La sharia è la negazione del diritto individuale; quella religione è l’unica legge che regola la vita di uno Stato.

Nel lontano Oriente le cose non vanno meglio: la “democratica” India è ancora divisa per caste: la Cina, nonostante la sua antica cultura e la rivoluzione di Mao Tse Dong, è passata a un capitalismo di Stato becero, che sfrutta i lavoratori, lasciando intatta l’oppressione degli individui.

Concludo riportando la citazione di un brano dell’autobiografia di Pandit Nehru, grande sostenitore di Gandhi e primo ministro dell’India divenuta indipendente nel 1948. Nel 1936, ancora sotto il dominio britannico scrisse: «L’Europa porta scienza e la scienza può sfamare milioni di persone; porta anche l’antidoto ai mali di questa società spietata: i principi del socialismo, della cooperazione, il servizio alla comunità per il bene comune».

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