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Adolescenza fuori di testa, ma…

Tempo di lettura: 3 minuti

Ho ricevuto diversi commenti intorno all’articolo della settimana scorsa
(https://ilresto.eu/societa/infanzia-fuorilegge/ )
che mi hanno indotto ad allargare le riflessioni sul tema, focalizzandolo maggiormente sulla fase successiva all’infanzia, anche se ormai i confini dell’adolescenza sembrano ampliati da una anticipazione manifesta, fino a una tardività – soprattutto per il genere maschile – che arriva circa agli 80anni…

Uno spunto ce lo offre senz’altro la notizia che riguarda la pubertà sempre più precoce: 9 anni i maschi, 8 le femmine che anticipano moltissimo anche il primo mestruo. Le cause, secondo ricerche condotte dal Gaslini di Genova e dal Bambin Gesù di Roma, sono da farsi risalire a stili di vita, alimentazione, inquinamento ambientale e disagio sociale che a sua volta si moltiplica per gli scompensi ormonali e endocrini e per le conseguenze come obesità e altre sindromi sempre più diffuse, fino alla carcinogenesi.

Eppoi, contemporaneamente a questa fase, o subito dopo, sembra che i giovanissimi patiscano una vera epidemia di ansia. Dopo il Covid, in diverse manifestazioni giovanili si sono visti cartelli con scritto «Stiamo male!» e certo non si alludeva al virus ma a disagi meno fisici che con il periodo di lockdown si sono ulteriormente acuiti.

I nostri giovani non stanno bene anche se certo non vivono le condizioni terrificanti delle loro coetanee in Iran, tuttavia, sarebbe finalmente ora che, noi adulti, imbracciassimo la nostra responsabilità con decisione e amore, per fare quello che ci tocca d’obbligo: occuparci di loro cominciando con l’ascolto e con risposte educative consapevoli. E con una testimonianza umana leggibile, coerente, pulita.

La madre di Ostia che in questi ultimi giorni ha aggredito fisicamente la maestra del figlio intervenuta per limitarne i pessimi comportamenti a scuola, la dice lunga sulla vera causa del malessere dei ragazzi. Vero è che la ‘signora’ di Ostia fa Spada di cognome, ma ho sentito io stesso genitori per bene commentare malamente e senza rispetto per gli insegnanti le vicende scolastiche narrate dai figli. Quelli della mia generazione sanno bene che i genitori di un tempo ri-punivano i figli quando puniti dagli insegnanti, senza neppur conoscerne le ragioni. Modo pedagogicamente discutibile, ma certo utile per l’autorevolezza degli insegnanti che oggi tutti gettano alle ortiche. Come se la responsabilità dell’educazione, non solo l’insegnamento, fosse dovere della scuola, mentre noi restiamo liberi di dare ai nostri figli pessime testimonianze di vita vissuta e scelte valoriali quotidiane buone per Il Grande Fratello Vip.

Ragazzi costantemente connessi per il tramite del loro smartphone con altri device, e del tutto scollegati dal reale relazionale, fisico, sessuale, sentimentale… esattamente come i loro genitori attaccati ai loro schermi luminescenti anche al parco giochi o alla partita di basket dei figli, quando non al lavoro o a letto a fianco del coniuge parimenti online, magari con Tinder.

In una bella intervista di Viola Giannoli per Repubblica a Francesco Bruni, regista e sceneggiatore di diversi film sull’età giovanile, tra questi il meraviglioso Tutto chiede salvezza del quale ho già scritto tempo fa, questi osserva: «Gli abbiamo apparecchiato davvero un brutto mondo e questo ai nostri figli dà un senso di impotenza e di disperazione. Anche perché verso la politica c’è una sfiducia totale, e infatti non votano». Per Francesco Bruni le ragioni vanno cercate principalmente tra le mura di casa: «La mia generazione è consumista e narcisista, molti dei 40-50-60enni stanno sempre sui social e si raccontano lì. La fatica di rappresentare un modello virtuoso per i figli pochi la vogliono fare. Adesso sembra che i genitori rincorrano i figli sul loro stesso terreno per mostrarsi giovani. Siamo oltre il giovanilismo, siamo all’infantilizzazione».

Ci lamentiamo della società brutta e cattiva, poi nella vita quotidiana siamo noi i protagonisti di pessime testimonianze: il ristoratore che sfrutta in malo modo il personale giovanile e poi si lamenta che non trova candidati per servirlo, il professore universitario che manca agli appuntamenti con gli studenti magari fuori sede, senza degnarsi di avvisarli, le imprese che ricevono centinaia di curriculum e non hanno un protocollo minimo di riscontro garbato fosse anche negativo, i tromboni dall’alto dello loro vite comode e inquinanti che insultano giovani animalisti e ambientalisti come fossero delinquenti, la politica che sembra fatta solo per chi ha l’onorevole deretano sulla poltrona giusta, una burocrazia che si mostra ai primi atti di accesso giovanile nella società, come un mostro arrogante, privilegiato e analfabeta digitale…
A tutti questi, arrivi tra capo e collo la voce sporca e inequivocabile di Damiano dei Måneskin che urla «Siamo fuori di testa, ma diversi da loro!»

E a noi non resta altro che sperare in questa diversità.

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