Skip links

Che fai? Ci sei o ci fai?

Tempo di lettura: 3 minuti

Anche ieri è capitato di vedere un’auto che arrivava troppo veloce su un “dissuasore di velocità”, quei dossi per rallentare la velocità nelle strade di città. Dopo avere richiamato l’attenzione del guidatore facendolo saltare, ho visto la macchina decelerare vistosamente.
Si tratta di uno dei tanti oggetti fisici o virtuali che hanno un’istruzione scritta nella propria progettazione e richiamano la persona alla propria responsabilità nell’azione semplicemente svegliando tutto il cervello, parti destra e sinistra, emotiva e razionale, rompendo gli automatismi e le disattenzioni, richiamando la persona alla connessione e al significato di ciò che si sta facendo.

Di questi oggetti che usano un “meaningful design”, un design che da significati, ne ho trovati diversi.

In un albergo a Bologna c’era un miscelatore della doccia che aveva un fumetto animato di un orso sopra un blocco di ghiaccio. Man mano che usavo l’acqua, nel fumetto si riduceva la dimensione del blocco di ghiaccio fino a diventare così piccola che l’orso cadeva in acqua a causa dell’eccessiva durata e quantità della doccia.
Sempre nella toilette, c’era uno sciacquone, quello che fa scaricare l’acqua nel WC. Aveva due pulsanti, una piccolo e uno grande. Un accorgimento per scegliere se usare una piccola o grande quantità di acqua alla necessità.

Questi oggetti sono strumenti che interrompono deliberatamente il flusso di un’azione e forzano la persona a riflettere (che fai?) e decidere se e come proseguire.
Stimolano l’attenzione al compito, allargano all’emisfero destro, quello dell’immaginazione, modificano la consapevolezza, il più delle volte imbrigliata nel percorrere le scorciatoie dell’abitudine, e producono il più delle volte una partecipazione attiva della persona all’effetto desiderato, quale che sia, riduzione della velocità o risparmio di acqua dolce.

Ma quando rifarò l’azione, guidare velocemente o fare la doccia o qualsiasi altra cosa ne terrò conto migliorando la mia azione?
Difficile a dire, ma prenderne consapevolezza è già un piccolo passo oltre. C’è la propria scelta più o meno uguale o più o meno diversa.

Ho pensato di documentarmi e ho scoperto che uno sciacquone rappresenta fino al 30% del consumo domestico di acqua. Premere il pulsante piccolo significa risparmiare fino al 60% di quel 30% (il bottone grande coincide con un vaso di circa 9 litri e quello piccolo con un vaso di 3 litri). Quindi la mia bolletta potrebbe essere più bassa di consumi del 18%.
Stessa cosa per il dissuasore. Se dopo il dissuasore ci fosse il vigile o l’autovelox pagherei la mia velocità profumatamente: presumibilmente nell’ordine di qualche centinaio di euro.

Ma quando sai e lo ripeti, la domanda dopo è “Ci fai o ci sei? Sei veramente così o stai facendo finta?”. Quel pezzettino di consapevolezza che ho acquisito anche solo una volta, mi ha dato un nuovo significato e una responsabilità.
Il design codifica oggi valori, memoria, attenzione, responsabilità e non solo estetica ed usabilità.
In un mondo in cui monetizzare vale più che vedere il cambiamento che vogliamo nel mondo, molte forme di design non vengono capite perché danno più impatto che denaro, danno più risultato sul problema che valore economico.
Oggi più di ieri, gli oggetti sono sempre più virtuali e si avvalgono sempre più della tecnologia per l’uso o per dare nuovi significati.

Visualizzare i dati, un po’ come ha fatto il fumetto animato dell’orso della mia doccia, è una forma di design che risale nella storia ai tempi dei geroglifici ma la tecnologia riesce a creare nuovi contenuti dandoci anche la possibilità di vedere l’impatto delle nostre azioni.

Questa è la “spirale delle temperature”, creata a Ed Hawkins, un professore di geografia e climatologia all’università di Reading nel Regno Unito. Vuole richiamare l’attenzione sull’innalzamento pericoloso della temperatura.
E’ anche questo un “meaningful design”. Che fai? Ci sei o ci fai?

Spirale della temperatura :https://climate-spiral.spren9er.de/

Un bella e profonda ispirazione l’ho trovata da Paola Antonelli, Curatrice senior per la sezione di Architettura e Design al MoMa di New York, che porta attivamente l’attenzione sul design come catalizzatore del progresso: “Capire l’importanza del design significa essere cittadini più completi”.
Insieme a Alice Rowsthorn, critica del design, realizza un bellissimo podcast “design.emergency” su designers le cui opere e azioni sono ispirate dalla necessità di affrontare le sfide sociali, ambientali e umane del nostro mondo.

Questa è una puntata molto bella su “Liam Young on building better worlds”:
https://open.spotify.com/episode/5h9XMtZoSoGw3fYKk3Hmwa

Explore
Drag