Skip links

Elogio al ginocchio sbucciato

Tempo di lettura: 2 minuti

Nel 1991 un esperimento chiamato “Biosfera 2” cercò di creare un ecosistema perfettamente controllato, studiato nei minimi dettagli con l’idea di poter, in futuro, riprodurre gli ecosistemi terrestri oltre il pianeta Terra. Eppure, gli alberi piantati al suo interno, pur avendo tutto il necessario per crescere, collassavano prima di raggiungere la maturità. Il motivo? L’assenza di vento. I ricercatori scoprirono, infatti, come fosse la resistenza contro il vento e le intemperie a rendere il loro tronco più forte e stabile nel tempo.

Questa scoperta rappresenta una potente metafora e fonte di riflessione. Nell’attuale modernità tendiamo a eliminare o minimizzare ogni difficoltà, costruendoci un’esistenza il più possibile comoda e priva di ostacoli. Ma così facendo, rischiamo di renderci fragili. È spesso attraverso gli imprevisti e le difficoltà che apprendiamo, che sviluppiamo resilienza, proprio come gli alberi che si irrobustiscono grazie alle sfide inattese imposte dalla natura.

Lo stesso vale per i bambini. Jonathan Haidt, nel suo libro “La generazione ansiosa” (edito Rizzoli), sottolinea come la nostra ossessione per la sicurezza, definita safetyism, stia paradossalmente ostacolando lo sviluppo delle nuove generazioni. Nei modernissimi parchi giochi è diventato quasi impossibile farsi male: pavimenti morbidi, strutture basse, protezioni ovunque. Ma questa iper-protezione ha un costo: i bambini non imparano a riconoscere il pericolo, a valutare i rischi, a rialzarsi dopo una caduta. Alcuni ricercatori che hanno studiato il gioco infantile sono arrivati a una conclusione interessante: il rischio di piccoli infortuni non è un errore nella progettazione di un parco giochi, ma un requisito essenziale per il loro sviluppo.

Come giovani alberi esposti al vento, i bambini che affrontano piccoli rischi nella loro quotidianità cresceranno adulti in grado di gestire pericoli più grandi senza andare in panico. Se invece vengono costantemente protetti da ogni possibile difficoltà, si ritroveranno con molta probabilità impreparati ad affrontare le sfide della vita adulta.

Sbucciarsi le ginocchia mentre si gioca all’aperto non è solo un evento inevitabile dell’infanzia: è una lezione imprescindibile. Significa imparare a rialzarsi, a superare la paura, la vergogna, a capire i propri limiti, a chiedere aiuto ed una mano per rialzarsi, a piangere sulla spalla altrui ed anche, a imparare dall’errore per evitare di farsi nuovamente male.

Allo stesso modo, anche noi adulti dovremmo ricordarci che non possiamo crescere senza affrontare qualche tempesta, né credere che non ci tangeranno mai. La vita, proprio come una foresta, è fatta di imprevisti. Ed è solo attraversandoli che possiamo diventare più forti e capaci, anche agli occhi dei più piccoli che con attenzione costante ci osservano e prendono esempio da noi.

A proposito di ginocchia sbucciate vi consiglio due albi illustrati, per i più piccoli e non, che aprono a mondi meravigliosi:

  • “Io e Pepper” di Beatrice Alemagna, edito Topipittori;
  • “La scatola dei cerotti, di Mara Dompè ed illustrato da Giulia Torelli, edito Camelozampa.

Buona lettura!

Explore
Drag