Esser sempre felici, nonostante tutto
Per sempre l’ultimo libro di Richard Ford con protagonista Frank Bascombe. Ci sono protagonisti di romanzi che accompagnano fedelmente un autore per anni fino a diventarne una sorta di alter ego.
È il caso di Frank Bascombe che lo scrittore Richard Ford ha ritratto trentenne in Sportswriter, quarantenne in Il giorno dell’indipendenza e cinquantenne in Lo stato delle cose e nel 2012 Frank Bascombe, dopo un lungo silenzio, è tornato in Tutto potrebbe andare molto peggio.
Bascombe ex scrittore fallito, ex giornalista sportivo è ora un uomo in pensione, ha lasciato il suo ultimo lavoro di agente immobiliare anche se ogni tanto collabora col suo ex capo.
Decide di occuparsi del figlio Paul affetto da una forma particolarmente aggressiva di Sla e che accompagna in una clinica nel Minnesota per una cura sperimentale. Con il figlio, nato dall’unione con Ann, la prima moglie, il rapporto non è facile, è un insieme di delusioni e incomprensioni.
Dopo il soggiorno nel Minnesota Frank decide di fare con lui e per lui una gita al Mount Rushmore, il monumento simbolo dell’immaginario statunitense, dove era stato da bambino con i suoi genitori. È una cosa che servirà a conoscersi meglio e a star vicino a Paul nell’ultimo periodo della sua vita.
È inverno, è il giorno di S. Valentino, una festa farlocca ma molto apprezzata dagli americani, e i due (Paul con moltissimi problemi di mobilità) si inerpicano con un vecchio e gelido camper sulle strade ghiacciate del South Dakota che portano alle gigantesche sculture dei quattro presidenti: Washington, Jefferson, Roosevelt e Lincoln.
Frank è emblema dell’uomo medio americano di buoni sentimenti: legge per i ciechi, accoglie i reduci dall’Afghanistan o dall’Iraq, ma non riesce ad avere un buon rapporto con i figli. Gliene sono rimasti due dopo la morte di Ralph ancora bambino. Ora che Paul ha la Sla, l’altra figlia Clarissa vive a Scottsdale con la sua compagna, la prima moglie è morta e la seconda se ne è andata in cerca di sé stessa, il protagonista, anziano, fa i conti con la vita (il dolore, la morte).
Stare di fianco a Paul nell’ultimo periodo della sua esistenza, come detto, è complicato: non hanno un vissuto comune, non riescono a comunicare (Paul lo fa con provocazioni e battute). Il passato pesa su ogni tentativo di Frank di tendere una mano al figlio e Paul pare non perdonare nulla, anche se ci sono battute esilaranti tra i due e timidi tentativi di esprimere l’affetto verso l’altro.
La condizione fisica di Paul peggiora, nonostante ciò il grande incassatore Bascombe riesce a infatuarsi di una massaggiatrice vietnamita; a richiamare, tentando di flirtare, una vecchia fiamma medico con cui parlare della malattia di Paul; a ironizzare su Sally l’ultima moglie che si sposta in luoghi e sul libro di Heidegger che lo aiuta a dormire.
La scrittura di Ford è coinvolgente, l’autore non teme gli argomenti scomodi e, attraverso la fragilità dei protagonisti, ci permette una riflessione sulla condizione umana, sui rapporti interpersonali e persino sul perseguire sempre la felicità, perché bisognerebbe “Essere felici, prima che cali il sipario grigio”.