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Il bar sotto il mare

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Fuori nuvole multi grigie, dal fumo di Londra al grigio perla, strisciano sulle cime delle colline, a volte arrivando a mezza costa, evitano solo le punte dei campanili, forse per paura di venire bucate e poi sgonfiarsi; nel mare una serie di barche alla fonda paiono incastonate in una colata di cera fusa; due gabbiani, neri per contrasto, si inseguono scomparendo, subito, alla vista. Dentro, vestito con tutto il vestibile, mi aggiro per casa come la famosa anima in pena: in una settimana novanta minuti di sole e il resto o pioggia o nuvolosissimo e pure freddo che non è il massimo se sei partito con costumi da bagno e una misera maglietta di cotone, che non si sa mai alla sera si mangiasse fuori! Meno male che la scorta di libri, fatta prima di partire, rende tutto questo meno pesante.

Il libro:

“Il bar sotto il mare” di Stefano Benni. 196 pagine di puro divertimento e di fantastica follia; una miscellanea di ventiquattro storie raccontate da ognuno degli avventori di questo improbabile bar sotto il mare di cui, tra l’altro a pagina 8 abbiamo una foto di gruppo. Benni ci diletta con il suo sapiente umorismo portandoci in un mondo in cui si mescolano l’oltre lo specchio di Lewis Carroll, la magia degli scrittori sudamericani e l’acume di Ennio Flaiano. Storie che fanno sorridere ma fanno anche pensare perché nella loro scombinatezza ci raccontano di personaggi, sì surreali, ma che spesso ritroviamo nella nostra vita di tutti i giorni. Un libro, questo, che mi ha riconciliato con gli scrittori italiani che per una snobberia un po’ becera mi sono, per lo più, sempre evitato di considerare.

Assolutamente da leggere se si vuole svoltare da una giornata uggiosa ad un sorriso ed a un raggio di buon umore.

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