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Storia e suspence nel giallo sulle Torri gemelle

Tempo di lettura: 2 minuti

Lo storico Alessandro Barbero non smette mai di stupirmi con le sue opere. Mi ha fatto amare la Storia molto di più di quanto già la amassi in gioventù. Al liceo mi annoiava quella dei professori, scarsa di vera politica e spiegata pedissequamente. Ma essendone già appassionato andavo a cercare altri libri, soprattutto stranieri. Così scoprii negli anni Cinquanta La vita quotidiana di Roma, dello storico francese Jerome Carcopino che finalmente mi fece comprendere che cos’era la Roma imperiale e mi fece avvicinare anche al Latino, una materia che odiavo. Un’altra scoperta fu la Storia d’Italia dal 1861 al 1961 dello storico inglese Denis Mac Smith che mi rivelò molte verità sulla nascita della nostra nazione e tutto il resto.

A quei tempi gli storici stranieri narravano e documentavano la Storia d’Italia molto meglio dei loro colleghi italiani la cui prolissità e l’assenza di spirito critico facevano spesso addormentare. Ma finalmente anche da noi le nuove generazioni di storici hanno superato i vecchi tabù. E tra questi appunto spicca Alessandro Barbero con la sua costante e eccellente attività.

Per esempio, mi hanno fatto conoscere bene il mondo musulmano Il divano di Istanbul e Solimano il Magnifico; 9 agosto 378 il giorno dei barbari, che descrive uno dei momenti della caduta dell’impero romano. L’elenco completo delle sue opere è molto lungo.

Ha anche scritto dei bei romanzi e tra questi mi è piaciuto l’ultimo, Brik for stone (alla lettera ”Pietra per il mattone”) titolo tratto dalla Bibbia di Re Giacomo. È un giallo sull’attentato alle Torri gemelle in cui la Storia entra trasversalmente. Il racconto viene condotto con un realismo molto crudo che ricorda lo stile di James Elroy e ha per protagonista Harvey Sonnenfeld un agente della CIA messo in disparte e trasferito in un ufficietto di New York staccato da quello ufficiale, nel quale è libero di fare quello che vuole.

Harvey, che durante la guerra fredda agiva nella Germania Ovest, amava il suo lavoro che svolgeva nei modi tradizionali come un segugio che non mollava mai la preda e cioè i colleghi avversari del mondo comunista. Un sistema ormai scomparso dopo la fine dell’URSS e abbandonato dalla CIA che ha scelto i massimi ritrovati dell’elettronica.

A New York al nostro protagonista giungono delle voci su un possibile attentato. Non si sa dove, ma per caso nella metropolitana trova alcuni indizi che indicano come obbiettivo le Torri gemelle. Nonostante gli indizi siano molto flebili, lui vuole seguire quella pista spinto dall’intuito di vecchio segugio. Non informa i capi dell’Agenzia, certo che lo avrebbero sbeffeggiato e agisce a modo suo. Ingaggia come aiutanti strani personaggi lontani dal mondo dello spionaggio: alcuni russi, due ex ufficiali dell’armata rossa in pensione, e uno scienziato, i quali si sono rifugiati negli USA per fuggire dalla fame. Anche in America vivono ai margini della società e il lavoro offerto da Harvey rappresenta una salvezza. A loro si aggiungono anche il direttore di un McDonald’s che si trova al centesimo piano di una delle torri e Bobby Fischer – l’unico personaggio reale – lo scacchista campione del mondo che nel 1972 a Reykjavik sconfisse il russo Boris Spassky. Li sguinzaglia per le strade di New York mostrando una città inospitale, decadente dove la “felicità” esiste solo a Manhattan.

Il finale del romanzo è storicamente noto ma la sorte di tutti i protagonisti fa parte del mistero da risolvere.

Alessandro Barbero, Brick of stone, Sellerio editore

Foto: World Trade Center di Gerd Altmann da Pixabay

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