
I paladini della protezione naturale
In questi giorni, il 22 maggio, si è celebrata in tutto il mondo la Giornata della Biodiversità, istituita dalle Nazioni Unite per promuovere la tutela della varietà biologica del nostro pianeta e l’importanza della Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD), approvata nel 1992 durante il Summit della Terra di Rio de Janeiro.
La biodiversità è la varietà di tutte le forme di vita sulla Terra: non è solo un elemento regolatore della salute dell’intero pianeta, ma ne è addirittura garanzia di sopravvivenza. Occuparsi di biodiversità e sua tutela, è stato un grande atto di conoscenza, consapevolezza e civiltà.
In Italia quest’anno abbiamo celebrato la ricorrenza con la notizia che il ministro Francesco Lollobrigida ha preparato un testo che ha sollevato immediatamente un’ondata di sdegno. Si tratta di una Proposta di riforma governativa che, nella visione del ministro, pone la caccia e i cacciatori in primo piano nella tutela della biodiversità e dell’ecosistema. Un paradosso evidente, addirittura tragi-comico come molte altre iniziative del nostro ministro dell’agricoltura, foreste e sovranità alimentare. Un po’ come mettere una volpe a guardia delle galline.
Il provvedimento legislativo tra il resto prevede:
– la cancellazione dei limiti massimi temporali per la stagione venatoria che può essere estesa anche ai periodi di migrazione e persino di riproduzione;
– il ripristino dell’uccellagione (la cattura degli uccelli selvatici) con la possibilità di catturare tutte le specie cacciabili e detenere un numero illimitato di uccelli a fini di richiamo vivo;
– la forte estensione delle specie cacciabili;
– la possibilità di esercitare la caccia nelle aree demaniali, foreste, spiagge, parchi naturali;
– la riduzione delle aree protette;
– l’ampliamento delle possibilità di abbattere gli animali selvatici, riduzione della vigilanza venatoria e molto altro ancora incluse le sanzioni fino a 900 euro per chi protesta contro le uccisioni durante le attività di controllo dei selvatici.
Danilo Selvaggi, direttore generale della LIPU osserva: «Il disegno di legge rappresenta (tecnicamente, non per modo di dire retorico) un salto indietro di almeno mezzo secolo, a prima della legge 968 che nel 1977 avviò la modernizzazione italiana dell’attività venatoria. Prima di quella legge vigeva il Regio decreto del 1939, che divideva gli animali selvatici in due grandi categorie: la selvaggina, da cacciare, e gli animali nocivi, da sterminare. La legge 799 del 1967, il primo grande successo della mia associazione, abolì le cacce primaverili e avviò la fine dell’uccellagione. 60 anni dopo il Governo italiano sta dicendo: torniamo indietro, al piombo dei primi anni ’70 o, più chiaramente, al 1939».

Legambiente ha parlato di «normalizzazione del bracconaggio». Domenico Aiello, Responsabile tutela giuridica della Natura di WWF Italia commenta allarmato: «Non è la prima volta che questa legislatura tocca a ribasso la legge 157 del 1992, ma questa è una modifica strutturale che ne stravolge i principi, ponendo la gestione degli animali selvatici davanti alla loro tutela».
La caccia è percepita per un amplissima parte della popolazione come una attività immorale e ben lontana da un modo umano e sensato di relazionarsi con la natura. Gli squilibri faunistici come l’invasione dei cinghiali in tutta la penisola, è opera degli stessi cacciatori che hanno esteso la specie per moltiplicare il loro divertimento; al nord, presso il lago Maggiore, i cacciatori hanno introdotto con gli stessi scopi i mufloni originari dell’Asia Minore e del Caucaso, già introdotti per scopi venatori in diverse parti d’Europa. I CRAS (centri di recupero animali selvatici) ogni anno in stagione venatoria si riempiono di rapaci impallinati per divertimento o per eliminare ‘concorrenti’, oppure malati di saturnismo per intossicazione da piombo ingerito con prede ferite dai cacciatori. Infatti, anche il piombo e le cartucce di plastica usate nella caccia, sono causa di grave inquinamento soprattutto delle zone umide.
Eppure, per l’ineffabile Lollobrigida sono i cacciatori i veri protettori della natura, anche grazie a quei ripopolamenti che altro non sono che la messa in circolo di poveri animali allevati come galline e poi esposti al fuoco incrociato dei paladini della natura.

Torno alle parole di Danilo Selvaggi della LIPU per concludere con amarezza e dolore, ma anche determinazione alla lotta per una protezione vera: «In questi giorni i nostri cieli sono pieni di uccelli migratori. Dopo un viaggio lungo e faticoso sono tornati da noi, per riprodursi e continuare il gioco della vita. Che qualcuno preferisca lo sparo di un fucile al loro canto, o il freddo della morte al loro volo, o il grigio di una gabbia alla libertà, resta un mistero. Noi preferiamo loro, gli uccelli migratori, avendo ottime ragioni per farlo – etiche, scientifiche, sociali, ambientali – e anche questa volta lavoreremo perché vincano».

Il video di Giovanni Storti (Aldo, Giovanni e Giacomo):
https://www.facebook.com/search/top?q=giovanni%20storti&locale=it_IT
La raccolta firma di Change:
https://chng.it/9dQBsMvRpg
La pagina del grande fotografo naturalista Achille Frisoli:
https://www.facebook.com/achille.frisoli?locale=it_IT