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Adolescenti celibi involontari

Tempo di lettura: 3 minuti

Quando i figli sono adolescenti, i genitori li guardano sgomenti, certi di non conoscere per nulla quelle creature che gli si animano davanti con linguaggi e comportamenti incomprensibili. Forse è sempre successo. Forse mai con i tratti drammatici del presente. Troppo facile colpevolizzare la tecnologia di device sofisticati nelle loro mani, più sensato ricercare i bandoli nell’insipienza genitoriale diffusa e, soprattutto, nel mondo che tutti insieme abbiamo creato intorno a queste anime fragili ma pronte al peggio. E al peggio del peggio…

Ho imparato da poco tempo il significato del termine “incel” che sta per involuntary celibate, in italiano celibi involontari. Gli incel sono parte di una subcultura online che attribuiscono il loro stato di single alla mancanza di attrattività o popolarità per ragioni che loro ritengono indipendenti dalla loro volontà. Anzi, ritengono ingiuste grazie a dei tratti narcisistici che li pongono in una necessità di ammirazione frustrata.

Gli incel sono maschi, giovanissimi, misogini e sorprendentemente violenti fino all’estremo. E’ facile riconoscerli in molti episodi di cronaca nera anche italiana, nei quali il giovane omicida non si spiega le ragioni del suo gesto cruento ai danni di una donna sconosciuta.

Possiamo ricondurre la subcultura, o meglio la patologia, a madri super protettive e ambiguamente affettive e a padri incapaci di esercitare un ruolo ed una responsabilità educative? Forse. Certamente il mondo robustamente costruito su valori effimeri, volatili e del tutto artificiali, non aiuta genitori e figli: tutti troppo impegnati nelle loro individuali miserie.
D’altronde, se l’uomo più importante del mondo sostiene di volere la Groenlandia perché ne ha bisogno, perché un giovane non deve credere che vuole una ragazza perché ne ha bisogno?

Capisco, riflessioni che non mettono di buon umore. Ecco, per chi vuole viversi questa catarsi fino in fondo, si accomodi su Netflix e si disponga a vedere la miniserie più gettonata e discussa al mondo in questo momento: “Adolescence”. Quattro episodi dedicati al tema di cui sopra con una storia che vede un giovanissimo, con una faccia che non diresti mai e un ottimo rendimento scolastico, accusato di omicidio di una giovane nei primi minuti del serial mentre i genitori dello stesso sono i più sorpresi, lacerati, increduli per quanto sta accadendo.

Ci vuole coraggio, ma ne vale la pena anche perché capire un poco di più la realtà – e provvedere nel nostro piccolo – vale sempre la pena.

Ora, anche per alleggerire, ragguaglio i più cinefili per il modo in cui è stato realizzato il serial. Questo anche per screditare i più conservatori che ritengono le serie televisive un sottoprodotto del cinema da vedere obbligatoriamente in sala. Ennò cari amici, qui siamo al sopraffino cinematografico!
Tutti quattro gli episodi di circa un’ora cad, sono girati in piano sequenza (in tempo reale). Da non credere! La macchina da presa è una sola e ‘partecipa’ dappresso agli eventi descrivendoli come un testimone sempre presente, senza interruzione alcuna.

Le note di making off narrano di una preparazione poderosa alle fasi di ripresa, per fare in modo che i tempi di scena, i movimenti dei tanti personaggi e le comparse, i mezzi in movimento, i colpi di scena, avvenissero tutti e sempre in tempo reale davanti all’obiettivo della macchina da presa. Per fare un esempio: i protagonisti si avvicinano all’automobile, ci entrano, fanno un viaggio mentre conversano, poi escono e vanno a piedi in un bosco visto dall’alto; tutto è ripreso dalla stessa macchina da presa che, mentre continua a riprendere, viene maneggiata da diversi operatori in luoghi diversi, messa su un trespolo a bordo dell’auto, poi scaricata, agganciata ad un drone e via di seguito, fino alla fine della puntata.

Ogni episodio veniva girato due volte al giorno e, alla fine, i girati scelti sono stati il 2° per il primo episodio, il 13° per il secondo, l’11° per il terzo, il 16° per l’ultimo episodio.

Un virtuosismo tecnico e di regia che, in una tempistica naturale, mette lo spettatore dentro la scena, all’interno anche emotivo di quello che sta accadendo in tempo reale. Trovo tutto questo molto onesto, una scelta di verità compromettente. E’ proprio così: nella vicenda siamo tutti coinvolti, nessuno è escluso.

Trailer di “Adolescence”:
https://www.youtube.com/watch?v=bu_OiEfNdHY

Making off:
https://www.facebook.com/reel/1579977982714454

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