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Dalla parte giusta del tempo

Tempo di lettura: 4 minuti

In questi giorni di celebrazione della liberazione del nostro Paese dalla dittatura nazi-fascista, giustamente si cita spesso il concetto “essere dalla parte giusta della storia”. Concetto evidentemente non ancora chiarissimo per tutti se al momento della commemorazione nei due rami del Parlamento della ricorrenza base della nostra Costituzione democratica, i banchi della maggioranza erano semivuoti e il Governo assente.

Da parte di chi scrive – una parte, appunto, che non è la stessa del Governo legittimamente eletto – il concetto va ampliato da “storia” a “tempo” nella accezione più larga dell’intendersi. Infatti, il modo di ragionare sedicente “conservatore” spesso è testimone di una ottusa forma di resistenza al cambiamento prodotto dal tempo che passa, che implica la necessità di adeguamento dei nostri pensieri e strumenti.

Così risulta ridicolo, anzi tragico, che, tornando alla dittatura nazi-fascista, la parte nazi (la Germania) ha fatto e continua a fare ammenda della propria storia nera, mentre la parte fascista (italiana) continua a menare il can per l’aia e per sentire parlar chiaro di liberazione e resistenza dai banchi del Governo, dobbiamo ascoltare le parole di Re Carlo d’Inghilterra che viene farci visita in Parlamento.

Salvo quella liberale, la destra italiana conserva solo la sua incapacità di elaborare il passato e affrontare il cambiamento dato dai tempi. Il campione di resistenza al cambiamento tout court, Matteo Salvini, a proposito di surriscaldamento climatico e azioni europee per farvi fronte, ripete spesso espressioni come “ideologia green”, “ubriacatura della mobilità elettrica”, “delirio del green deal” e via delirando, appunto. Così invece di supportare, per esempio, l’industria automobilistica a velocizzare la transizione, si fanno politiche conservative dell’esistente e si attacca come ostile l’intraprendenza industriale e commerciale cinese che, nel frattempo, sta riempiendo il mondo di vetture ibride e elettriche molto competitive nelle qualità e prezzi.

Ma non si tratta solo di politica. Spesso è questione di cultura e addirittura di differenze antropologiche. Quando avevo 18 anni, i capelli lunghi e ascoltavo i Led Zeppelin, quelli come me erano additati dai conservatori come capelloni-drogati-comunisti, ignorando quello che eravamo davvero e soprattutto quello che avevamo nel cuore: un semplice e appassionato desiderio di cambiamento.
Oggi siamo ancora lì, in quello stagno, addirittura con gli stessi temi. Penso a quello della cannabis che la mia generazione ha introdotto nell’uso ludico e, dico io, anche ispirativo.

In Canada la cannabis è legale dal 2018. Risultato? 7,7 miliardi di dollari canadesi, pari a circa 5 miliardi di euro, che entrano ogni anno nelle casse dello Stato. Denaro sociale ben utile al welfare, levato dal business della criminalità più feroce come le nostre mafia, camorra e via delinquendo. In Italia succede il contrario grazie a una crociata ignorante e ideologica che ha messo fuori legge anche la coltivazione della cannabis light (senza contenuto psicotropo), già legalizzata in passato e motore sano di migliaia di aziende e lavoratori regolari che realizzano un prodotto utile anche alla medicina.

Con il nuovo codice della strada ti viene levata la patente e addirittura rischi il sequestro della vettura, se risulta dalle analisi che negli ultimi 15 giorni hai fumato una canna, mentre è di tutta evidenza che l’effetto del THC non va oltre qualche ora dall’assunzione. Eppoi, che un quarto dei giovani fa uso di marijuana è davvero un problema sociale e sanitario?

L’importante Centro per lo studio e la terapia delle psicopatologie, ha realizzato uno approfondito studio sulle “dipendenze più frequenti e problematiche” offrendo una lista di 10 sostanze in priorità di cui occuparci per la misura dei consumi e soprattutto dei danni sociali, eccola:
1 – Nicotina
2 – Alcol
3 – Cannabis
4 – Antidolorifici
5 – Cocaina
6 – Eroina
7 – Benzodiazepina (Valium, Xanax, Lexotan, etc.)
8 – Stimolanti
9 – Inalanti
10 – Sedativi.

Circa i primi tre, è interessante notare che la nicotina, secondo la Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) «in Italia i decessi legati al fumo sono oltre 93.000 ogni anno. Il costo sociale e sanitario per la collettività determinato dal fumo è pari in Italia a oltre 26 miliardi di euro ogni anno».

La Fondazione Veronesi afferma che «In Italia si stima che le morti annue dovute all’alcol siano all’incirca ventimila, mentre l’ultimo rapporto parla di 435mila decessi (negli uomini oltre due volte in più rispetto alle donne, e sempre più tra i giovanissimi) in dieci anni: vale a dire più del doppio di quanto considerato finora».

La cannabis è di gran lunga la droga più coltivata, trafficata e abusata. Rappresenta la metà di tutti i sequestri di droga nel mondo. Secondo il rapporto sopra citato, sono 200 milioni i consumatori nel mondo. In molte nazioni l’uso è legittimo per uso terapeutico ma anche ludico e ricreativo (con THC, il principio attivo psicotropo). Gli effetti acuti dell’abuso di cannabinoidi sono rappresentati da: alterazioni dello sviluppo cognitivo (capacita di apprendimento), alterazioni delle prestazioni psicomotorie, come la coordinazione motoria, l’attenzione e la precisione nei movimenti, aumento dei rischi di incidenti stradali.

In altre parole, l’abuso di tabacco consegue 93.000 morti ogni anno, quello dell’alcol 20.000, ma forse molti di più, mentre l’abuso di cannabis aumenta i rischi di incidenti stradali… non si rilevano morti diretti per abuso di questa sostanza.

La domanda è: perché il nostro Governo lucra con le tasse e produce direttamente la sostanza più nociva, il tabacco; lucra con le tasse e sostiene la vendita di alcol come bene nazionale tradizionale e combatte così attivamente la cannabis senza neppure accettare la cannabis senza il principio attivo?
Forse un Governo con la sindrome da dipendenza da propaganda ideologica?

Rapporto del Centro per lo studio e la terapia delle psicopatologie:
https://www.cestep.it/le-dipendenze/le-10-dipendenze-piu-frequenti-e-problematiche/

“Io vivo sano” focus Dipendenze. Un progetto di Fondazione Umberto Veronesi, su alcol:
https://www.youtube.com/watch?v=d6yBhSHdyN0

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