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Storia di un gladiolo di campo

Tempo di lettura: 2 minuti

Questa è la breve storia di un umile fiore di campo.
Questa è la storia di un risveglio.

È Aprile.
I campi si riempiono di verde. Sparse pennellate di colori vividi iniziano a solleticare la campagna.
I fiori nascono in modo sfrontato e coraggioso, esplodendo come fuochi d’artificio muti.
Nel silenzio, la terra parla al sole con parole gialle fatte di colza e tarassaco .
È uno scambio, un dono reciproco. La luce alla luce.
Il biancospino nei primi giorni di Marzo ha già sussurrato un saluto punteggiando di bianco i confini arbustosi dei campi, come un timido benvenuto alla primavera. Ma i gialli,
i gialli di Aprile,
sono grida colorate di felicità e calore.

Poi, improvvisamente, prima che Maggio riversi ondate di papaveri rossi ad abbracciare il grano, dai bulbi cullati dall’ inverno, iniziano a slanciarsi fieri e accesi i rosa profondi dei gladioli.

Ecco, questa, è proprio la storia di un gladiolo di campo, nato per caso ai bordi di un fossato.
In pochi giorni, complice la frequenza delle piogge e l’ arrivo delle temperature miti, il bulbo dormiente che ne custodiva la bellezza durante il sonno invernale, era germogliato rapidamente.
Il suo stelo magro e smeraldo ,come lo scettro di una divinità, si era impreziosito di meravigliose gemme fiorite.

Le folate di vento lo facevano ondeggiare come un’odalisca ammaliante, e il rosa porpora intenso datogli in dono dal più grande dei pittori, sorprendeva chiunque vi posasse lo sguardo. Era incredibile vedere d’improvviso quel colore, sentire quella voce emergere dal coro.
E il sole ,che attendeva come ogni anno la nascita dei suoi più affezionati sudditi, i girasoli, non poteva fare a meno di ammirarlo.

Così un mattino, mentre le rondini sfrecciavano acrobatiche e chiassose in volo sui campi, sua maestà il Sole, parlò a quel sorriso spontaneo purpureo e seducente.

“Buongiorno meraviglia!“ sussurrò mentre il suo alito caldo asciugava la rugiada del mattino.
“Buongiorno a te!” rispose prontamente il gladiolo.

Allora il sole, con voce intensa e profonda, proseguì:
“Per bocca dell’uomo, sei un pugnale fiorito.
Colpisci con gentilezza lo sguardo, penetri con il tuo colore la mia luce… non mi veneri… mi ami con timidezza…”

E il gladiolo, aprendosi al culmine della sua bellezza:
“Dormo ogni inverno nel ventre della terra, sognando il giorno in cui ti rivedrò…
Non sacrifico i miei petali come la margherita nello scempio dei m’ama non m’ama,
non giro la mia testa per seguirti ovunque tu decida di splendere…
Custodisco in me il valore di sorprenderti perché il mio amore non sia mai scontato”.

E il sole:
“il tuo colore grida forza e integrità mio caro…
Ammirarti da ogni angolo di cielo è un onore.
Così esile e così deciso.
Che incredibile trucco di magia!”

E il gladiolo, conscio di diventare ben presto un ricordo nel ciclo infinito delle memorie del sole, rispose gridando nel vento:
“Non c’è magia più bella della voglia di esistere!
Non c’ è colore più bello di quel che si sceglie di avere…
Ogni anno un regalo per entrambi.
Il mio risveglio, e tu, che te ne accorgi“.

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