
Storie mossute
E’ passato un po’ di tempo dall’ultima volta ma, con la moglie, il ricordo è sempre vivissimo: risate, serenità, intesa, quasi segretezza tra nonni e i nipoti.
Succedeva sempre la sera durante l’estenuante battaglia perché i tre selvaggi andassero a letto: 9,6,5 anni due femmine ed un maschio. Una tiritera che è un tormentone comune delle case in cui ci sono uno o più ragazzini: è tardi, a letto. Vi siete lavati i denti? Non trovo il pigiama! Posso leggere 5 minuti, no è tardi! Allora guardo la tv, non se ne parla nemmeno anzi spegni subito. Uffa ma non ho sonno, che faccio? Chiudi gli occhi e piantala, domani si va scuola, anzi spegnete la luce.
Per fortuna qualche volta ci sono i nonni come spettatori “neutrali” che, senza essere visti dai genitori, fanno un po’ di facce ai selvaggi per allentare la tensione ed indurli ad accettare quella condanna quotidiana che è l’ora di andare a letto. Anzi una volta hanno anche provato una sorta di mediazione diplomatica offrendo la lettura di una storia che potesse interessare i tre come preludio al fatidico spegnimento della luce. I selvaggi hanno accettato entusiasticamente pur di dilazionare il tragico evento ed i genitori hanno fatto una smorfia accondiscendente ben felici in cuor loro di aver trovato una, seppur temporanea, soluzione indolore ad un problema piccolo ma che, arrivando al termine della giornata, acquistava sempre i connotati di una mini guerra mondiale.
OK vada per la storia ma a questo punto erano i nonni in prima linea nella trattativa per la storia da leggere; con un po’ di subdola azione di indirizzamento, un po’ di pseudo autoritarismo (no questa non piace a me, no questa è troppo lunga, eccetera) e giocando sul fatto che se non avessero accettato nessuna proposta, la ghigliottina della luce spenta si sarebbe abbattuta in un attimo, la storia finalmente fu individuata e la nonna iniziò a leggere seduta al centro dei tre letti mentre il nonno restava in piedi appoggiato allo stipite che si trovava ai piedi dei letti.
Per fare il buffone ad un certo punto, ha fatto un movimento ironico e molto scoordinato su una parola che la nonna aveva letto ma con la coda dell’occhio i tre lo hanno visto ed hanno fatto tutti un bel sorriso cogliendo l’ironia buffa. A quel punto il nonno, solleticato nel suo lato istrionico, ha iniziato a seguire le parole della nonna con una serie di versi e movimenti demenziali che stavolta hanno fatto ridere i tre. La nonna resasi conto di quello che succedeva ha sorriso anche lei per le risate dei tre ed un paio di volte ha riletto alcuni passaggi per dare al marito la possibilità di ripetere ancora l’infantile buffonata che provocava riso ed allegria nei tre nipoti. Anzi col passare dei minuti non ridevano solo i tre ma anche la nonna che interrompeva la lettura per il ridere e non riusciva a continuare; ciò lasciava fermo il nonno nel suo gesticolare poiché non aveva riferimenti su cui appoggiarsi ed anche questa fase statica veniva trasformate in scenografia comica.
Ecco allora che i nipoti esortavano la nonna a riprendere la lettura per dare nuova linfa allo spettacolo del nonno e poter ricominciare a ridere.
Che risate, che divertimento tutti insieme chiusi in una grande stanza solo loro ed i nonni, senza i genitori che probabilmente origliavano fuori dalla porta sorpresi da tutto quel chiasso.
La storia durò molto più del previsto con tutte quelle interruzioni ma il divertimento fu totale, nessuno ormai seguiva la storia: né chi ascoltava e forse neanche chi leggeva, troppo contagioso era il ridere che nasceva da gesti sciocchi ed ironizzanti sulle singole parole. Finalmente arrivò l’ultima parola e i nonni, rispettosi del patto con i genitori, proferirono la frase tragica: ora si dorme! No dai un’altra. No è tardi. Allora almeno rifacciamo l’inizio di questa. Nooo, altrimenti ci fate litigare con papà e mamma, un’altra volta, ok?
La quiete giunse e la luce si spense col bacio della buonanotte ma uno disse all’orecchio: ma le rifacciamo le “storie mossute”?
Da allora è capitato altre volte di leggere le storie con le mosse (mossute) e il divertimento è stato sempre assicurato. Oggi, dopo un bel po’ di tempo, nonni e nipoti ricordano ancora quei momenti e si scambiano teneri sorrisi di complicità.