
Fuori dal nostro mondo
La mattina è calda, un po’ afosa ma è l’estate di Roma ed io devo andare al Municipio 13: il vecchio ospedale dove erano ricoverati i malati di mente della città. Infatti una legge ha deciso che coloro che hanno problematiche mentali non debbano essere richiusi in strutture dedicate ma possano starsene tranquilli fuori. Con mia sorpresa posso entrare con l’auto e mi avvio tra i numerosi padiglioni, così si chiamavano i vari reparti, finché non trovo un posto per parcheggiare e mi dirigo a piedi seguendo una scadente segnaletica, verso il padiglione 29.
Che peccato vedere questa trentina di costruzioni dei primi del 900 opera di due architetti italiani che sono intervenuti su una struttura storica di metà del 500, già allora dedicata a questo scopo (Hospitale de’ poveri, forestieri et pazzi dell’alma città di Roma), che mostrano però i segni di un lungo periodo di incuria, quello intercorso tra l’inizio degli anni 80 quello della legge, ed il 2000. Mancano un po’ di parti di intonaco, in qualche punto ci sono segni di umidità, qualche persiana è fuori asse. Incuria che però non toglie nulla allo stile imponente e lineare del periodo anche perché queste strutture sono ancora oggi immerse in un parco ricco di verde e di pini.
Interrompo ogni tanto i miei passi verso il padiglione 29 per guardare chi c’è ora in questo posto un tempo isolato e considerato quasi pericoloso. Vedo mamme sedute sulle panchine, più d’una col passeggino accanto e con i piccoli che giocano con le pigne e la ghiaia vicino a loro; ci sono anche un buon numero di persone che corrono e che fanno jogging come negli altri parchi. Poi vedo anche un uomo che potrebbe sembrare uno dei vecchi residenti di quei padiglioni, cammina dondolando, quasi barcollando e a prima vista potrebbe dare l’impressione di essere ubriaco ma è il suo sguardo che lo rende riconoscibile. Non guarda, appoggia gli occhi su ciò che lo circonda ma che non gli appartiene e che sembra non riconoscere, chiuso in uno spazio diverso o forse rinchiuso da noi fuori dal nostro spazio. Non è pulito, è decisamente trascurato, gli altri che gli passano vicino tendono ad evitarlo. Paura? Forse sì, ovviamente non so se è paura vera o forse preoccupazione di non sapere come comportarsi con chi vive fuori dal nostro mondo. Ne vedo alcuni altri più avanti, non è il solo ma in realtà è solo. E’ difficile dire come si vive fuori dal nostro mondo, di certo non è con una semplice frase all’interno di una norma di legge che si risolve un problema che affligge l’umanità da sempre. Come venivano trattate in passato queste persone? Meglio, peggio?
Sole invece non sono quelle due persone che stanno vicino ad una strana cappellina nel parco al centro dello slargo su cui affacciano tre padiglioni. Lei appariscente, bionda, abbastanza alta, fasciata in un vestito rosso fuoco con i tacchi alti che male si adattano al luogo e all’ora mentre lui è un anonimo cinquantenne con abiti ordinari e con un ricordo di capelli in testa, chino sull’altarino della strana costruzione in mezzo al parco che potrebbe rappresentare una cappellina. La sua forma è quella di una grande conchiglia con al centro una statuetta di Maria, un misto tra la grotta di Lourdes e la nascita di Venere, il tutto in uno stile improbabile per il luogo. Lei è impaziente e richiama l’omino perché si sbrighi, lui traccheggia e si dilunga a fare qualcosa che non riesco a vedere intorno all’altarino: “… arrivo, arrivo, ho quasi fatto”, e lei: “dai, dai che è tardi”. Tardi per cosa ? Che fa quella coppia particolare in un parco/municipio/manicomio nei pressi di una cappellina ? Religiosità, consuetudine, grazia o forse anche loro sono ex residenti.
Il profumo dei pini e gli spazi grandi riempiono i polmoni di aria buona, si perché ci sono veramente pochissime auto in giro e quando la mamma con la figlia piccola per mano mi passa vicino riesco a sentirla distintamente: “… non sai quante volta sono dovuta venire qui per … “. Venire per cosa ? Molto probabilmente per curarsi, oltre al Municipio nei grandi padiglioni ci sono i locali della ASL. Non posso pensare che venisse a trovare qualcuno degli ex residenti, mi sembra troppo giovane ma… chissà!
Ho fatto ciò che dovevo ed ora mi appresto ad uscire ma da dove esco: da un parco verde e pieno di alberi, da un luogo di fede, da una casa di cura o da un luogo fuori dal mio mondo.